Perché un contenuto non si posiziona in SERP

immagine con la scritta serp

Ti è mai capitato di creare dei contenuti per il blog del tuo sito web o per quello dei tuoi clienti?
Funziona così, inizialmente si studiano i competitor e si analizza accuratamente la SERP e, dopo aver scelto l’argomento killer con cui posizionarci online, si trovano le keywords più adatte.
Supponiamo però che dopo qualche mese, durante la routine di controllo dei visitatori, tra gli argomenti e le pagine che hanno riscosso più successo, non troviamo quel post che ci aveva fatto sudare sette camicie. Quello che volevamo far salire di ranking con il compito di portare nuovo traffico organico.
Perché mai il motore di ricerca non ha premiato i nostri sforzi? Tutti abbiamo sentire dire in ambito SEO la famosa frase “content is the king” ovvero il contenuto è il re, allora per quale ragione non scaliamo la classifica di Google e Bing?

 

Come salire di posizione su google

I fattori che i bot prendono in considerazione e che influenzano le loro decisioni sono in parte top secret. Spesso è questione di tempo salire di posizione su Google, altre volte invece bisogna correggere il tiro. Se dopo mesi di attesa non ci sono rilevanti cambiamenti nel posizionamento dei tuoi contenuti bisogna iniziare a pensare ad un nuovo approccio o strategia.
La sensazione di sconfitta che provi in quei momenti non deve fermarti, anzi devi sapere che questo tipo di problematiche sono comuni, soprattutto all’inizio (e quando un sito web non ha ancora acquisito una certa rilevanza). Vediamo quindi quali sono le possibili problematiche da risolvere quando gli articoli non salgono di posizione.

 

Le chiavi di ricerca giuste

Quali keyword stai utilizzando?
Abbiamo già avuto modo di parlare delle Keyword e di come trovarle per avere un buon compromesso tra volumi di ricerca e difficoltà di posizionamento. Ogni post dovrebbe avere una sua identità ben precisa e delle parole chiave che lo identificano univocamente. I contenuti che trattano argomenti simili tra loro, con stesse parole chiavi, possono farsi competizione a vicenda ed allora saranno i motori di ricerca a scegliere per noi quale contenuto preferiscono (oscurando l’altro). Evita dunque di farti concorrenza da solo!

Scegli le parole chiave dosando bene i volumi di ricerca delle long-tail. Il range del tuo volume non deve essere troppo alto né troppo basso. Valuta di volta in volta cosa ottieni con ogni tua mossa e se il tuo obiettivo è la conversione cerca qualcosa di diretto e specifico, mi spiego meglio…
Supponiamo tu sia il proprietario di un negozio di scarpe e vuoi far sapere che hai l’ultimo modello di Skechers sul mercato. Non puntare su “skechers italia” ma piuttosto su “skechers da uomo/donna” aggiungendo magari l’anno di uscita “2019”.

 

Come spingere un contenuto

Quando scrivi un post sai bene che c’è una fase di studio dietro non indifferente, che porta via da diverse ore a interi giorni. Scoprire le tue potenzialità è il primo step per capire dove puntare per vincere alla lotteria. Digita nei motori di ricerca la tua chiave e controlla le aspettative degli utenti e dei bot per quella ricerca. Hai preso nota della SERP?

  • Quali siti appaiono prima di altri
  • Che argomenti vanno per la maggiore nei post di riferimento
  • Hanno un buon profilo link
  • Quali sono le ricerche “accessorie” con un buon volume di ricerca

Prendere consapevolezza di questi punti aiuterà a capire in quale direzione andare. E se invece abbiamo già diversi post sul blog?

 

Aggiornare i vecchi post

Ogni giorno su qualsiasi canale che sia la radio o gli articoli su google news siamo bombardati da informazioni diverse. I contenuti degli stessi topic si evolvono, cambiano e vanno spesso aggiornati.
Perché un utente che naviga online dovrebbe sceglierti se non aggiorni mai i tuoi articoli?
Fare degli update è un modo per avere “trust” agli occhi di Google e degli altri motori di ricerca ma come aggiornare correttamente un vecchio post?
Esistono molti modi per farlo ed altrettanti errori che ci attendono al varco. Questo ragionamento che segue va fatto a monte, durante l’ideazione dell’articolo e ti aiuterà in un secondo momento quando andrai ad aggiornare i contenuti. Primo consiglio, quando stai per postare un articolo chiediti sempre se si tratta di un post essenziale o di contorno. Andrà a descrivere dettagliatamente un argomento in ogni sua sfaccettatura o solo una parte? In base a questo, ed altri fattori, sceglierai un titolo per la pubblicazione. Se pensi che andrai a metter mano spesso a questo contenuto e che deve essere SEMPRE VALIDO evita di vincolarlo ad un periodo specifico, ad esempio, con un URL del tipo “fare SEO nel 2019”.
Così facendo potrai scrivere di “come fare SEO” senza preoccupazioni. Inutile dire che non devi mai tradire l’anima del topic che tratti, andando magari a parlare di tutt’altro…

 

Il profilo link è importante

L’argomento “x” è morto è un evergreen! Ti svelo un segreto, la link-building non è morta come non è morta la SEO, i Blog e molto altro ancora. Il problema è sempre lo stesso, sfruttare tutto ciò che abbiamo a nostra disposizione bene o non porterà risultati.
I link permettono ad un utente di navigare tra le pagine ed i contenuti del nostro sito o di portarlo in giro nella rete, da un punto ad un altro. Sono importanti? Certamente, perché il tuo sito è affidabile se viene linkato da siti autorevoli. Allo stesso modo viene ben visto se viene ri-condiviso sui canali social ecc. Non trascurare quest’aspetto e controlla sempre i link in entrata ai tuoi post.
Strumenti come la Search console di Google ti danno la possibilità non solo di controllare i link ma rifiutarli se non offrono benefici (ad esempio sono siti spam).

Riassumendo, le tattiche viste fin ora dovrebbero darti una mano a capire quali sono gli errori SEO che non permettono ai tuoi contenuti di emergere. Non demordere e troverai il modo di ritagliare il tuo spazio online, insieme agli altri siti, tra i risultati dei motori di ricerca!

SEO Copywriting: come scrivere un articolo

seo copywriting

Creare contenuti ormai è una pratica comune. Tutti hanno un blog o possono aprirne uno e, in qualsiasi momento, iniziare a pubblicare. E’ questa la tua idea? Forse dovresti leggere bene le prossime righe se vuoi far sopravvivere a lungo i tuoi articoli online.

Indice:
Il trends SEO: perché scrivere articoli seo oriented
Come scrivere in ottica SEO
5 regole del copywriting da seguire per scrivere un articolo

   


Perché scrivere articoli seo oriented

I motori di ricerca, in particolare Google, prendono in considerazione tanti aspetti del web perché il loro obiettivo è dare all’utente non solo i risultati sperati durante la fase di ricerca ma anche i contenuti migliori, quelli più ottimizzati. Uno dei classici dibattiti quando si scrive online è “quale lunghezza deve avere un articolo”, “meglio 300 parole o 1000”.
La verità come spesso accade sta in mezzo. Quando crei un articolo seo oriented per il tuo blog devi tener bene in mente alcune cose, se vuoi puntare alla parte alta della SERP, scopriamoli insieme.
Google E-A-T è uno degli algoritmi che più interessa i contenuti online. E-A-T è l’acronimo di Expertise, Trustworthy o Authoritative questo deve suggerirti che i bot di Google prestano attenzione a contenuti che non sono superficiali, che hanno una certa autorità e trust; ecco perché tanti Brand stanno spingendo su articoli di settore e ben ottimizzati. Allora la chiave di tutto è nei contenuti lunghi? No, dipende dal tipo di post e dal pubblico che vuoi intercettare. Facciamo una ricerca online e analizziamo la SERP, tra i risultati di ricerca per la query “ristorante salerno” otteniamo questi contenuti:

screen di una scheda di google maps

 


Le schede che stai visualizzando sono relative a Google My Business e ti offrono una serie di opzioni per la parola chiave che hai cercato. Scendendo tra i risultati di ricerca vediamo invece quest’altra scheda:

snippet di ricerca google immagine esempio


Ma non è tutto! Se andrai a cercare per immagini, con la stessa chiave di ricerca, otterrai dei suggerimenti che riguardano i risultati “correlati”.

esempio scheda ricerca correlata

 


Come noti Google ha introdotto molte schede e queste devono farti riflettere. I contenuti organici rispetto ad annunci sponsorizzati a volte sembrano quasi perdere enfasi. Dall’immagine sopra inoltre c’è un altro chiaro messaggio, non puoi pensare di competere con: testi acquistati a pochi dollari, non ottimizzati o di pessima qualità. Se chi sta in alto tra i risultati di ricerca, per la tua Keyword, ha un post di qualità e con una lunghezza media di caratteri non indifferente rispetto al tuo copy sarà difficile prenderne il posto in SERP.
   


Come scrivere in ottica SEO

Alla base di tutto sta la conoscenza dell’argomento e del target che vuoi andare ad ingaggiare. Documentati bene e in particolare presta attenzione a come gli utenti e Google rispondono ad una determinata ricerca. Apri quindi il tuo browser e inizia ad analizzare i risultati della SERP, pensando alle possibili chiavi da utilizzare. Scrivere un articolo in ottica SEO non vuol dire fare keyword stuffing cioè inserire tante e tante volte le chiavi di ricerca che ti sembrano più funzionali; usa questa approccio e verrai penalizzato dai bot!
   


5 regole da seguire per scrivere un articolo

E’ chiaro che avere in mente una serie di articoli da impostare all’interno delle tue pagine ti darà una marcia in più per non incorrere negli errori di un post tirato su all’ultimo minuto. Creare un piano editoriale sta alla base di una buona strategia di content marketing ,per questa ragione, quando pensi ai tuoi contenuti cerca di avere una visione d’insieme. Ricorda poi che gli articoli possono pensati secondo una logica Pillar o Corner, come spiegavo in questo post.

  • Attenzione al titolo del post ed ai paragrafi
    I tag che utilizzi per scrivere all’interno di un sito web o blog sono molto importanti quindi soffermati sempre un minuto in più prima di fare click su “pubblica post”. Il titolo deve essere chiaro, non ingannevole (tranne in alcuni casi specifici) e rispecchiare la pagina di destinazione.
    Quando crei una scaletta per il tuo articolo ti stai ponendo degli obiettivi da raggiungere attraverso la scrittura. Allo stesso modo i tag devono rispecchiare questa gerarchia o ordine di importanza: H1 per il titolo, H2 per i titoli dei paragrafi e cosi via; per esperienza ti anticipo che difficilmente arriverai ad utilizzare H4, H5 o H6 quindi non esagerare con i tag;
  • Formatta bene i contenuti
    Scegli dei Format o modelli e vedi quale funziona meglio! Utilizzare immagini, video o meglio inserire delle infografiche? I tuoi utenti cosa preferiscono?
    Ricorda che molto del traffico organico arriva da dispositivi mobile e quindi un buon format è d’aiuto all’utente che ti sta raggiungendo tramite smartphone e non ha a disposizione uno schermo infinito su cui cliccare; separa bene i contenuti, gli spazi bianchi sono tuoi alleati e valuta anche l’uso di indici ed elenchi puntati per rendere chiaro un messaggio 😉
  • Utilizza i sinonimi
    Le parole chiave non devono esser ripetute ad oltranza, già detto e quindi utilizzare dei sinonimi e delle parole “correlate”ti può tornare utile. Mi piace molto generare a fine articolo delle nuvole TAG per verificare la frequenza e l’uso dei sinonimi che ho utilizzato;
  • Scegli una URL user friendly
    Le url sono importanti e più sono leggibili e in linea con la parola chiave cercata dall’utente più verrai premiato tra i risultati di ricerca. Inoltre anche per l’utente è confortante sapere dove andrà a finire cliccando una URL; buona pratica di UX;
  • Call To Action
    Invita il tuo utente a compiere un’azione, che sia la condivisione del post, un like o qualsiasi altra attività che può tornare utile ad entrambi.


Per concludere voglio condividere con te qualche tool per copywriter. Tra gli strumenti più consigliati per verificare le parole chiave c’è Google KeyWord Planner però, per iniziare, dai uno sguardo anche a AnswerThePublic – HypersuggestKwFinder. Se vuoi da subito a cimentarti con uno strumento professionale, tra i migliori sul mercato, puoi provare gratis per 7 giorni SEMRush cliccando qui.
Per quanto riguarda le immagini, per non incorrere in problemi legati al copyright utilizza Pexels!.
Se questo post ti è stato utile non scordarti di condividerlo con i tuoi amici 😉 alla prossima!
   

  

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Ricerche vocali e Local SEO: quanto sei preparato?

local seo

Che le ricerche vocali siano in crescita in quest’ultimo anno è un dato di fatto e l’opzione “voice search” è ormai parte integrante di una marea di dispositivi: dallo smartphone alle automobili ad i cosiddetti “assistenti virtuali” come Google Home ed Amazon Echo.
Secondo uno studio condotto da Uberall per il mercato americano, sono pronti ad affrontare correttamente le ricerche vocali solo pochi settori, tra cui in testa troviamo:

  • Studi medici (dentisti, benessere, mangiar sano)
  • Il campo delle ristrutturazioni (casa, fai da te)
  • Avvocati penali

Entro il 2020 si stima una crescita del 50% delle ricerche vocali, per questo motivo bisogna prepararsi al cambiamento per non restare indietro. Vedremo insieme quali sono gli errori più comunemente commessi quando si parla di ricerche vocali e quali sono i valori su cui agire per evitarli.


 

Perché utilizzare le ricerche vocali?

E’ interessante il comportamento degli utenti che utilizzano più spesso le ricerche vocali.
Durante il giorno siamo presi da molte attività e, quando siamo di fretta, diamo vita allo scenario perfetto in cui entrano in gioco i comandi vocali: avere risultati smart.
Chi usa molto la ricerca vocale vuole una pronta risposta e questo si incastra perfettamente nelle “ricerche locali”, ovvero tutte quelle che svolgiamo con l’intento di avere informazioni su un Brand che si trova in un determinato luogo:

  • Il nome di un negozio
  • Un indirizzo o CAP
  • Numero di telefono
  • Orari di apertura o chiusura
  • Il sito web


Gli errori più comuni sono dovuti alle informazioni appena elencate
che, spesso, non offrono all’utente quei valori sperati. Per non incorrere in questi problemi dovrai specificare al meglio i dati utili ai bot, rendendoli a loro comprensibili e univoci.
Una parte, durante le ricerche, è svolta poi dagli assistenti virtuali. Siri, Cortana e simili aiutano i motori di ricerca!

Come ottimizzare il sito web?

Da diverso tempo si parla di web semantico, un modo per far capire ai crawler dei motori di ricerca, tramite alcuni parametri detti “meta-dati”, a cosa corrispondono per noi alcuni valori (nome del brand, indirizzo, numero di telefono ecc.), dando loro un significato.
Questi collegamenti permettono di non lasciare alla libera interpretazione dei bot le nostre pagine ma, durante la ricerca, di vederci restituiti esattamente i risultati che speriamo; un vantaggio per noi e per i crawler, che faranno meno fatica a capire il nostro intento di ricerca.
 

Quali sono i vantaggi di una Local SEO perfetta?

Chi non ha mai digitato nel motore di ricerca una query simile:

  • “Orario di apertura di …”
  • “Consegne a domicilio a …”
  • “B&B vicino a…”

sono tutti esempi di ricerche locali, in cui siamo chiaramente interessati ad attività e negozi che risiedono in una determinata zona (in prossimità della nostra posizione o di un luogo in cui siamo diretti).
Apparire tra i primi risultati della SERP, per questo tipo di ricerche, può fare la differenza. In questo caso le schede di Google My Business, Bing e Apple sono una fonte essenziale di informazioni su cui dovrai lavorare costantemente!

In conclusione se hai una attività locale non scordarti di testare periodicamente la SERP, utilizzando anche i comandi vocali dello smartphone! Non sa come attivarli? Ecco come abilitare la ricerca vocale su Android.

 


Vorresti nel tuo blog un articolo come questo?
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Posizionamento SEO e Social media sono collegati?

Hai mai sentito parlare di “social signals” o ti sei mai chiesto quale impatto abbiano i social sul posizionamento del tuo sito web? Analizziamo più da vicino la questione.

La SEO ed i Social media

Iniziamo dicendo che non c’è una vera e propria corrispondenza tra social signals e posizionamento, ma i social possono comunque contribuire, vediamo come.
Se ci soffermiamo ad analizzare i motori di ricerca ed i loro risultati notiamo spesso che gli articoli che ottengono un buon numero di condivisioni, tanti like e che sono quindi “popolari” nei social media, tendono a posizionarsi nella parte alta della SERP. Un fenomeno tutt’altro che casuale. I motori di ricerca, Google in particolare, stanno molto attenti ad offrire ad i loro utenti contenuti di qualità. Per questo motivo spesso i post che ottengono molti share, like o retweet all’interno dei social media risultano – in molti casi – essere quelli “premiati” con le migliori posizioni tra i risultati dei motori di ricerca. E’ davvero tutto qui? Non esattamente…

Per un principio di Causa Effetto…

Il responsabile del nostro miglioramento tra i risultati dei motori di ricerca non è dovuto alle nostre attività sui social, è vero, ma gli effetti positivi dei social media sulla SEO li percepiamo per diverse ragioni tra cui:

  • La visibilità di un post porta traffico al sito web;
  • Più un articolo è di qualità più probabilità ha di ricevere link in ingresso.

I fattori appena visti, a differenza dei social signals veri e propri, aiutano in modo diretto e tangibile al posizionamento SEO del nostro portale online. Non dimentichiamo poi che le condivisioni sono utili a far prendere consapevolezza del nostro Brand, a generare leads e ad incrementare la vendita dei nostri prodotti o servizi.

Come ottenere condivisioni

Non è affatto facile come sembra fare in modo che un contenuto diventi “virale”. Non esiste purtroppo una formula universalmente valida da applicare in questi casi. Possiamo ottenere le condivisioni dei post sui social media in due modi: il primo si ha quando un utente decide di condividere il nostro post, in modo del tutto naturale e di sua spontanea iniziativa. L’altro metodo è la sponsorizzazione – ad esempio, su Facebook, tramite una campagna con obiettivo interazione – dei nostri articoli.
Il contenuto che offriamo al target di riferimento deve essere originale e di qualità, altrimenti non otterremo i risultati sperati. Soprattutto dopo l’avvento dell’algoritmo Google Panda i contenuti che si trovano sul nostro blog, se hanno duplicati online, non sono ben visti.
In che modo possiamo fare la differenza? Occorre non lasciare troppe variabili al caso! Tra le armi vincenti c’è l’avere sempre un buon piano editoriale, con articoli interessanti e che offrano un incentivo all’utente che è spinto alla loro condivisione (e-book gratuiti, infografiche, video, quiz ecc), e curare la comunicazione in base alle caratteristiche dei social che scegli di utilizzare.
Prestando un pizzico di attenzione e monitorando costantemente le attività online i risultati, ti assicuro, non tarderanno ad arrivare. L’importante è portare avanti una strategia integrata che preveda SEO e Social Media insieme.

 

Contenuti pillar e cornerstone

Navigando online ti sarai reso conto che ci sono diversi tipi di contenuti. Alcuni affrontano nello specifico un argomento, sviscerandolo dall’inizio alla fine mentre altri si limitano solo a trattarne un aspetto.
Prestando attenzione a queste dinamiche riuscirai ad intercettare il tuo pubblico e, ugualmente importante, a definire la struttura corretta del tuo sito web o blog.

 

Pillar VS Cornerstone nel Piano Editoriale

Chi si occupa di “strategia dei contenuti”, non lascia mai al caso la scelta degli articoli da postare. Andando a definire la loro stesura e pubblicazione online grazie ad uno strumento molto importante chiamato “piano editoriale”.
Scrivere un piano editoriale non è mai semplice. Bisogna trovare gli argomenti corretti e bilanciare tra di loro tanti elementi: dai contenuti che si vogliono trattare alla ricerca delle parole chiave che, ricordiamo, vanno scelte anche in base al loro volume di ricerca. Ottimizzare tutto questo, in armonia con lo spirito del nostro blog, richiede qualche accorgimento. Per questo motivo, da ora in avanti, quando vai a scrivere i tuoi articoli devi iniziare con il chiederti: “Che tipo di contenuto creare? Pillar o Cornerstone”?

 

Qual è la differenza tra Pillar e Cornerstone?

Non tutti gli articoli che andrai ad inserire nel tuo sito sono uguali! Abbiamo accennato alla creazione di un piano editoriale ed al lavoro che sta dietro le quinte. Ma perché si parla di pillar-page e cornerstone-content?
Soffermiamoci qualche istante sul significato della parola “cornerstone”, ovvero “pietra angolare”. Con questo termine andiamo ad indicare gli articoli che reggono la struttura del nostro sito. Quelli che non possono esser tralasciati quasi come fossero delle colonne portanti di un edificio. Una delle caratteristiche dei CornerStone è quella di trattare argomenti basic e non avere una data di scadenza.
I pillar invece ci aiutano intercettando esattamente “l’intento di ricerca” dell’utente, interessato solo ad un aspetto, o punto di vista specifico, di un determinato argomento. Al fine della loro classificazione, in genere, i contenuti più o meno brevi, con focus su un tema specifico, tendono ad esser pillar (mentre decisamente più corposi, se consideriamo che si agganciano tramite link ad altri post, sono quelli appartenenti alla categoria dei Cornerstone).
Visivamente immagina una piramide dove l’apice è rappresentato dalle nostre “pietre miliari”, i corner-content e, da questi, si sviluppano poi – tramite link interni al sito – tutti gli altri argomenti e post specialistici su un aspetto dell’argomento cardine.

 

Cannibalizzazione delle parole chiave? Cos’è?

Investire nella creazione di contenuti di qualità che siano in parte pillar e in parte cornerstone può portare numerosi vantaggi alla tua attività. Quando però il blog è in crescita uno degli inconvenienti a cui si è esposti è la “cannibalizzazione delle parole chiave”. Cosa accade?
È un fenomeno che si verifica per via degli argomenti trattati quando post che si “somigliano” tra loro entrano in competizione. Questo scatena confusione sia per gli utenti che seguono i nostri aggiornamenti che per i bot dei motori di ricerca – come Google. Dopo aver scansito le nostre pagine, i crawler, dovranno comunque stabilire quali, tra tutti gli articoli dati in pasto, destinare alla SERP e, nonostante le nostre aspettative, non tutti verranno presi in considerazione (soprattutto se si somigliano molto). Buona prassi è stare attenti alle parole chiave, variandone la distribuzione nei vari post.
Contrariamente a quanto potresti pensare, i contenuti duplicati, o troppo simili, non migliorano il benessere dei blog e, allo stesso tempo, l’idea di inserire troppe keywords – o le stesse – su più pagine non fa altro che peggiorarne le prestazioni. Quando assumi un professionista – Copywriter o blogger che sia – si parla spesso del numero di “Focus Key” per articolo, non richiedere troppe parole chiave (ricorda quanto appena detto).
Se utilizzi WordPress, avrai notato che come CMS presta molta attenzione ai contenuti. In più installandoci su plugin come Yoast, nelle sue ultime versioni per WP, durante la creazione di un articolo potrai gestire i pillar e corner tramite una schermata simile a questa:


Conclusioni

Presta attenzione ai contenuti che andrai ad inserire all’interno del tuo blog. Per non avere problemi crea una buona struttura URL a monte dei tuoi progetti, avvalendoti di un “piano editoriale”, utile a darti l’idea dei post in modo globale. E’ fondamentale che i tuoi articoli siano suddivisi in pillar e cornerstone content e, nonostante alcuni post possano sembrare simili, usa delle keywords distintive per ognuno di essi.

 

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Google Sandbox

la sandbox di google

Tutti quanti abbiamo avuto a che fare con un sito nuovo di zecca da posizionare online perciò sappiamo bene quanto sia, a volte, difficile farlo emergere. Scontrarsi con colossi che sono in piedi da sempre è una grande fatica; soprattutto per parole chiave che sono concorrenziali. Sandbox o non Sandbox è questo il problema!
Secondi alcuni esperti SEO la Sandbox di google non è affatto un fantasma ma è più reale di quanto si immagini. C’è di fatto però che Big G non ha mai dato notizie sulla sua esistenza quindi le considerazioni che faremo non sono ufficializzate dal noto colosso digitale.

sandbox

Cos’è la google sandbox?

Sandbox vuol dire “insabbiare” e quello che farebbe con i nuovi siti web Google è proprio questo. Supponiamo di avere un nuovo sito web, questo non è ancora entrato a far parte del database di Google. Non conoscendo molto sulla sua “attendibilità”, sulla periodicità dei suoi aggiornamenti, su che andamento o taglio andrà a seguire entrerà in gioco la sandbox. E’ come mettere in quarantena il sito, per un periodo più o meno breve, in attesa di capirci qualcosa. Davvero i crawler di google farebbero questo ad un sito web appena avviato?

Perché si pensa che esista una sandbox?

Rand Fishkin di Moz (noto tool utilizzato per la SEO), riteneva insieme ad altri che il suo sito fosse stato sottoposto, per molti mesi, alla google sandbox:

SEOmoz è finalmente privo di sandbox per la prima volta dal nostro passaggio a questo dominio 9 mesi fa

Sappiamo già che rispetto ad altri motori di ricerca google è molto più attento e selettivo nello scegliere i primi 10 post che appaiono in prima pagina. Se prendiamo ad esempio come punto di riferimento Bing, e monitoriamo alcuni siti web appena sfornati notiamo che i risultati rispetto Google sono diversi; non mostrano dunque alcuna penalizzazione. Questo è uno dei motivi che ha portato molti esperti SEO ad ipotizzare l’esistenza di un algoritmo sandbox di google.

Osservando i fattori che influenzano i google bot per un sito web appena avviato tra i più importanti dobbiamo elencare sicuramente questi 3:

    • Autorità del Dominio;
    • Mancanza di contenuti o di informazioni sulla periodicità con cui il sito li aggiorna;
    • Segnali da parte degli utenti.

Quanto durerebbe questo periodo di insabbiamento?

Abbiamo fin ora parlato di ipotesi dunque anche il periodo di sandbox, nel caso esistesse, si tratta di una ipotesi. Alcuni dicono qualche mese ma, a conti fatti, non è certo; potrebbero passare solo diverse settimane, mesi o addirittura anni prima di spuntarla. Ha senso questo algoritmo o questa serie di algoritmi? Sì, sai quanto google detesta notizie false, spam e siti di poco valore.
Per concludere ti lascio riflettere su una delle affermazioni di John Mueller – Webmaster Trends Analyst di Google:

Per quanto riguarda la sandbox, non abbiamo davvero questa sandbox tradizionale di cui un sacco di SEO erano soliti parlare negli anni passati. Abbiamo un certo numero di algoritmi che potrebbero sembrare simili, ma questi sono essenzialmente solo algoritmi che cercano di capire come il sito web si adatta al resto dei siti Web che cercano di classificare tali query.

Per ulteriori info e curiosità ti rimando al blog ufficiale di ahrefs che tratta in modo più approfondito l’argomento.

Hosting Solution: Vhosting, un host italiano

hosting italiani

Sviluppando i tuoi progetti web ti sarai più volte chiesto “a quale servizio hosting dovrei affidarmi”. Una domanda tutt’altro che banale visto che, il benessere del tuo sito, è legato anche all’hosting che andrai ad acquistare. Quali sono i migliori hosting italiani per siti web creati con CMS come WordPress o Prestashop?
Andiamo ad analizzare insieme tutte le caratteristiche utili per scegliere il piano hosting ideale per il nostro sito web o blog.

Indice:
Hosting cos’è
Come scegliere il miglior hosting wordpress
Hosting solution? Vhosting


immagine stilizzata di un hosting
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Hosting, cos’è?

L’hosting ci permette di avere uno spazio web in cui inserire i nostri file (pagine, immagini, video e altre risorse) rendendoli accessibili tramite una URL. Acquistando l’host per un sito web andremo tipicamente anche ad acquistare, e registrare, un nome a dominio (es. nomesito.estensione); che ci distingue dagli altri siti o competitor online.

Esistono molte soluzioni host! Sentirai parlare di hosting condiviso, dedicato, vps
Il caso più diffuso è l’hosting condiviso dove i server, quindi le macchine che consento l’allocazione delle risorse, possono ospitare più “utenti diversi“ in una sola macchina.
Quando senti parlare di servizi dedicati è perchè puoi avere un intero server tutto per te.
Un compromesso tra i due casi appena visti è il VPS, che opera una virtualizzazione di un ambiente che, nonostante è condiviso, è comunque indipendente – leggi di più sull’argomento.
Selezionare il tipo di hosting dipende dal nostro budget e da parametri che possono esser personali (quindi alle nostre preferenze – per esempio potremmo preferire, come amministrazione, il pannello CPanel al Plesk) oppure necessità più tecniche.
Prima di comprare un piano hosting ci vengono elencate tutte le specifiche dello spazio in acquisto:
dal tipo di database che vogliamo utilizzare (MySQL, MariaDB…) al sistema operativo del server (Linux o Windows) a parametri tecnici (se stiamo comprando un hosting condiviso piuttosto che dedicato, che versioni di software avremo disponibili – ad esempio Php dalla versione 5 alla 7.2 – ecc).

 

Cosa considerare per scegliere il miglior hosting WordPress?

Parlando di WordPress avremo bisogno di un hosting che supporti i seguenti requisiti che, come indicato da wordpress.org, sono necessari per l’installazione dell’ultima versione del nostro CMS:

PHP 7.3+ o superiore
MySQL 5.6+ o superiore
MariaDB 10.0+ o superiore
HTTPS compatibilità protocollo

“E’ tutto!” come dicono su WordPress Italia


Accanto a questi criteri, per stabilire la valenza di un servizio, sono molto importanti i valori di:

Uptime – deve essere almeno 99,95 %
Speed/Load time ovvero il tempo di caricamento
Supporto/Servizio clienti


L’uptime è il tempo in cui viene garantita la visibilità del tuo sito online, capisci dunque che più è basso meno garanzie hai nell’arco dell’anno. Il Load time riguarda la velocità di caricamento e ti permette di stabilire le performance del server che utilizzi in termini di velocità e lentezza nel caricamento delle risorse. Un esempio di comparazione tra Siteground e BlueHost puoi trovare altre comparazioni qui

Per quanto riguarda l’assistenza alcuni hosting offrono una assistenza completa, intervenendo direttamente sulle problematiche del sito. Altri invece si limitano al supporto ticket e telefonico intervenendo solo per problematiche relative al server. Alcuni danno la possibilità di aprire dei ticket (richieste d’assistenza) free ed a pagamento. In quest’ultimo scenario puoi comprare un intervento aggiuntivo che sarà eseguito dallo staff hosting al posto tuo (utile nel caso di problemi relativi al sito che non riesci a risolvere in autonomia).

Esistono tantissimi servizi di web hosting in giro per la rete che puoi provare ad utilizzare; negli anni non mi sono mai soffermata ad utilizzare un solo Host e ti consiglio di testarne diversi se sei un freelance.

Alcuni brand, come Vhosting ad esempio, hanno la Garanzia SLA, ovvero sull’Uptime; se il sito si aggira attorno al 97,5% di uptime ottieni un rimborso.
Non dimentichiamo poi di attivare sempre i certificati SSL che permettono l’utilizzo dell’https sul sito e ne garantiscono una maggiore sicurezza.
Attenzione! Se non sei pratico richiedi una consulenza soprattutto se devi migrare da http ad https.

In principio non tutti quelli che offrivano un servizio host erano in grado di fornire uno spazio ottimizzato per supportare al meglio i più comuni CMS (come joomla, wordpress, prestashop, magento e simili). Ormai c’è un’inversione di tendenza per cui difficilmente troverai, almeno ce non lo scegli appositamente, un piano che non sia stato creato per installarci dentro uno tra i content management system più diffusi e, se devi utilizzare CMS e non sei pratico, opta per uno di questi! Avrai a disposizione, il più delle volte, Softaculous: un modo facile e veloce per installare in poche mosse wordpress e simili.

 

Hosting solution? Vhosting

Nel mio percorso online ho utilizzato molti hosting differenti: Aruba, Tophost, Hostgator, OVH, Serverplan ecc. Tra le mie ultime scoperte c’è Vhosting. Se non lo hai mai testato ti consiglio di tenerlo in considerazione e dargli una possibilità.
Se i tuoi servizi sono rivolti all’Italia è conveniente avere uno spazio web con datacenter in Italia (non tutti gli hosting sono italiani o hanno datacenter localizzati qui).
Ma è davvero utile controllare un parametro come questo ovvero “i datacenter” degli hosting che usiamo? Si, può tornarti utile (pensa al load-time).

Supponiamo che gestisci o sei proprietario di un e-commerce o di siti in multilingua. In questo scenario vai a rivolgerti a più Paesi. Potresti valutare opportunamente di installare dei CDN (questi ultimi renderanno più veloce l’accesso al tuo sito da parte degli utenti dislocati in nazioni diverse). Con Vhosting hai la possibilità di attivare subito i CDN, appena acquistato il tuo piano; o effettuando un upgrade. Vedremo tutti i vantaggi e le caratteristiche di Vhosting a breve. Ricorda, è importante ed è tuo diritto sapere/poter richiedere, in qualsiasi momento, come e dove sono conservati i tuoi dati! Non scegliere servizi scadenti o dove non hai garanzia sulle risorse che vai ad inserire online!
Ti parlo di questo perchè magari hai sentito parlare di hosting oltre-oceano…
No? Bene, se sei curioso di saperne di più, puoi approfondire l’argomento leggendo cosa sono gli hosting off-shore.

Detto questo andiamo subito ad analizzare i pacchetti Vhosting iniziando da Hosting WordPress Veloce, cosa lo distingue dall’altro?
La principale differenza è dovuta al web server Apache contro l’LSWS (LiteSpeed Web Server); la versione Super Veloce si avvale in più di dischi di archiviazione SSD e di una “super cache”.
Una volta optato per Vhosting Super Veloce o Veloce dovrai scegliere, in base alle fasce di prezzo, tra 3 piani che sono diversi principalmente per lo spazio che hai a disposizione per le tue risorse web; dai uno sguardo nel dettaglio ai piani host qui.



Se è da molto tempo che tieni sott’occhio i prezzi dei piani hosting per stabilire quale sia il migliore su cui trasferire, o aprire, il tuo prossimo sito rifletti sul budget del tuo progetto e sulle prestazioni che necessita. Esiste sempre un piano più economico rispetto un altro ma non sempre a pari fascia di servizi.

Siteground, ad esempio, che è considerato tra i migliori hosting WordPress insieme a BlueHost, ha i suoi datacenter in 4 località diverse che non comprendono attualmente l’Italia. In più offre un piano conveniente al lancio che però, al rinnovo del servizio (superato il primo anno), tende alle 100€/annue – già utilizzando il piano Startup.
Vhosting invece resta stabile senza aumenti di prezzo nei rinnovi successivi.

 



Come avrai capito tutto dipende dal tipo di progetto che andrai a realizzare: quanto budget sei disposto a spendere al mese/anno, quanto spazio ti occorre online, dai certificati e tecnologie che vuoi utilizzare + tutte le valutazioni fatte fin ora.

 

Backlink: cosa sono e come ottenerli

link building

Quando ci si affaccia alla seo off-page bisogna sempre confrontarsi con un argomento delicato: come ottenere backlink di qualità. Questa pratica, detta link building, richiede diversi sforzi e l’investimento di tempo ed energie ma ne vale la pena. L’intento di questo post sarà quello di offrire una panoramica a neofiti e curiosi.

link immagine

Indice:
Cosa sono i backlink
Come trovare i link rotti o broken link
Monitorare i backlink
Capire se un link è di qualità

 

Cosa sono i backlink e perché sono importanti


All’interno di internet ogni “spostamento” avviene tramite i link. Se vuoi muoverti da un contenuto ad un altro, all’interno del tuo sito web o verso altri, i link, sono i protagonisti indiscussi.
Questo meccanismo di “collegamenti”, in funzione da sempre, permette ai motori di ricerca di stabilire quale sito è più autorevole. Più riesci ad essere linkato da siti simili al tuo e più i motori di ricerca hanno ragione di presume che il tuo blog o portale sia rilevante.
Linkare ma soprattutto ricevere a nostra volta dei collegamenti in modo naturale non è semplice e, chiunque ha un sito lo sa bene.
Nonostante i contenuti siano di qualità spesso, a maggior ragione nel breve tempo, non vengono notati se non ci diamo da fare. Per questa ragione monitorare periodicamente il proprio profilo di link in entrata (incoming link, inbound link o backlink) e quello dei competitor ci è utile per tracciare una strategia.

# 3 consigli per farsi notare

  • Utilizzare i social e condividere i contenuti: Youtube, Facebook, Linkeding, Flickr.com o SlideShare. Perché loro? Beh, posizionare un articolo in alto, nella SERP, richiede tempo e fatica per questo motivo tieni sempre presente queste opzioni;
  • Broken link: Questa tecnica prevede di scrivere una mail, invitando un sito web a prendere in considerazione un tuo contenuto in sostituzione di una loro pagina interrotta o risorsa mancante – la vera sfida, vedremo, è trovare gli errori 404 che ci occorrono;
  • Guest post: Ospitare ed esser ospitati su un blog è uno tra i sistemi più utilizzati per far crescere il proprio sito e scambiarsi con cautela i backlink.

In realtà questi sono dei modi molto “comuni” di procedere, ne esistono tanti altri, ma questi credimi sono molto efficaci, e li puoi subito applicare. Se utilizzare i social è semplice d’altro canto utilizzarli bene non è banale come molti credono. Tuttavia, in questo articolo, mi concentrerò sulla ricerca dei Broken link.

Come trovare i Broken link?


Generalmente nessuno è lieto di trovare un errore 404 ma quando si tratta di intercettare dei broken link si tratta di andare a caccia delle favolose scritte “404 not found”. Come trovarle?
Per prima cosa dobbiamo capire che contenuti abbiamo da offrire e a quel punto cercare quei siti web che hanno bisogno esattamente di noi.
Per trovare i domini utilizzabili devi procedere per tentativi e andare a pescarli con l’ausilio delle parole chiavi utili a far trovare le tue risorse. I siti che corrispondono alle query di ricerca delle tue risorse, che sei pronto a condividere, saranno quelli da analizzare. Una volta che avrai preso appunti – segnando tutti i domini da scansire che trattano gli argomenti che ti riguardano – potresti usare software come Screaming Frog o Broken Link Checkerper trovare i link interrotti.

Screaming Frog e Broken Link Checker

# Screaming Frog è un crawler molto molto avanzato che mi piace utilizzare ma non è semplicissimo da utilizzare all’inizio e la versione freeware ha molte limitazioni. Le alternative a questo software sono programmi come Visual SEO, XENU ecc. Sebbene siano utili ricordati di non esagerare troppo con le ricerche in modo da non vedere in futuro il tuo ip bloccato. Di seguito una gif animata:

gif trovare i broken link

# Broken link Checker se devi verificare senza troppe pretese se un sito ha dei 404 puoi farlo con un piccolo addons di Chrome. Basta andare su Chrome store e installare l’estensione. In alto a destra apparirà un icona [A] e, cliccandola, potrai avviare uno scan – può a volte risultare un po lenta la scansione ma è un tool essenziale e gratuito da usare al volo.

broken link checker immagine esempio chrome

Bene, arrivati fin qui questa sarà la parte in cui andremo a creare “legami”! Si, mi piace pensare che la link building sia un rapporto di conoscenza ed amicizia con siti affini.
Appena individuati gli “errori”, e avendo pronti i “contenuti in sostituzione”, andremo a scrivere una e-mail: l’obiettivo è di proporre un fix dell’errore 404 con un nostro contenuto nuovo di zecca! C’è interesse in questo scambio, perché? Gli errori come il “not found” non fanno bene ai portali per cui il proprietario, in genere, accetta di fare un redirect alle nostre risorse per bypassare quell’inconveniente; ma se non dovesse andare in porto tu avrai comunque una lista di siti a cui rifare l’offerta giusto?

Ma se volessimo analizzare le nostre pagine ed avere un check-up SEO, scaricabile, per avere dei dati concreti sulla bontà del nostro sito – compreso il profilo backlink? Una delle migliori risorse che trovi in circolazione è SEMRush, soprattutto per quanto riguarda siti di grossa portata e progetti internazionali. Nel pannello di questa suite seo – alla voce Progetti – troverai l’opzione “Seo Audit”! Vediamo ora come controllare il profilo degli inbound link.

Monitorare i Backlink


calamita link
Tool per tenere sott’occhio i backlink o, allo stesso modo, scoprire quali sono i link in ingresso ce ne sono davvero tanti!

Breve premessa su cos’è un link e come utilizzarlo:
Se senti parlare di link è perchè c’è un collegamento su una parola e, quest’ultima prende il nome di “ancora”, insieme a questa, puoi specificare degli attributi detti “rel” (ad esempio “rel=no-follow” o “rel=do-follow”) importanti ai fini della link-building.
Il motore di ricerca, con i suoi algoritmi, sceglie quale seguire tra i siti che linki e, per farla breve, quelli do-follow hanno più valore ai fini del rank e vengono presi assolutamente in considerazione. Attenzione però! Non devi pensare che un backlink no-follow sia “inutile”, semplicemente, non fa disperdere il link-juice (passaggio di valore o rank tra un sito e un altro); quindi se ad un sito vuoi passare “valore” devi usare il rel=”do-follow”. Puoi approfondire questi argomenti dall’inizio leggendo la mia guida per principianti.

anatomia link immagine
fonte img – serverplan

 

Analizzare i link che puntano al nostro sito e quelli dei competitor

 

# 1 – Con SEMRush

Per analizzare il profilo dei tuoi link puoi andare sulla Dashboard di SEMRush, in Analisi Dominio > Backlink – dopo aver inserito la URL di riferimento che vuoi analizzare quindi il tuo dominio o quello da “spiare”.
Noterai allora un elenco con i siti di riferimento, le anchor-text (ovvero il nome che utilizzi su un link per portare l’utente ad un contenuto), e dei parametri che ti indicato il tipo di link: no-follow, do-follow, nuovi ecc

 

Cosa hai appena ottenuto?

  • I link no-follow;
  • I link do-follow;
  • Se clicchi su Nuovi, i nuovi collegamenti verso il tuo sito o i tuoi contenuti (utile anche per verificare i guest post);
  • Ti verranno segnalati i link al tuo sito che hai perso (così da valutare se eventualmente devi ottenerne di nuovi).

analizzare profili inbound link

Quando ti ho suggerito che puoi utilizzare il dominio del tuo competitor per analizzarlo, non ti ho spiegato che SEMRush ha anche un sistema interessante alla voce che si chiama proprio “Competitor”. Supponiamo che sei interessato ai backlink comuni ad un profilo link simile al tuo. Dopo aver inserito la tua url nel pannello Backlink, cliccando per ottenere il report Competitor avrai in risultato i backlink in comune ai tuoi competitor: cioè quelli che possiedono un profilo link simile al tuo; evitando di prendere in considerazione colossi che sono del tutto fuori dalla tua portata.

# 2 – Usando MOZ

Un tool simile che a volte utilizzo è Moz OSE. Il funzionamento è simile a quanto visto fin ora: inserendo la URL dopo aver rilevato il sito appariranno gli insight; anche in questo caso la versione gratuita ti darà solo una parte dei dati – la restante va sbloccata a pagamento.

Molti si chiedono quale sia il miglior software da utilizzare! Ce ne sono davvero molti e tutti validi, ad esempio, Majestic SEO – che sento di consigliarti. Dipende però tutto dal tuo budget, da ciò che devi andare ad analizzare e dal tipo di progetto che devi portare a termine.
Sicuramente anche i tool gratuiti sono comodi ma hanno delle grosse limitazioni e, se vai a lavorare a regime, te ne accorgerai. Per questo ti consiglio di valutare le suite seo per iniziare; scegli quella che reputi più utile ed intuitiva senza però fossilizzarti.

 

moz ose screen inbound link

# 3 vantaggi nel monitorare il profilo dei backlink

  • Capire quali contenuti sono linkati e da quale sito provengono: utile per stringere legami con gli admin di altri siti, magari contattandoli per ringraziarli o per quanto riguarda i guest post.
  • Scoprire se ci sono post che ricevono più considerazione aggiungendo valore al sito: se devi aggiornare i contenuti di un post, dovresti iniziare da quelli che riscuotono più successo. I backlink ti forniscono, insieme ai tool di analisi del traffico, degli ottimi spunti. A chi si occupa di e-commerce consiglio poi un post di Yulia Shevy che trovi qui, dove viene preso in considerazione Sephora. Nell’articolo viene evidenziato come i link in ingresso, per un certo prodotto, possono esser utilizzati nel caso in cui quel prodotto non sia più disponibile. Come? Effettua un redirect ad un prodotto o servizio simile e non avrai speso invano il tuo tempo nell’acquisire quei backlink.
  • Eliminare, disavow, i link da siti non consoni o di poco valore: Puoi utilizzare SEMRush per creare una lista scaricabile dei siti che non vuoi che Google prenda in considerazione. Se ti stai chiedendo che importanza ha togliere il riferimento di un sito la risposta è la seguente: potrebbero contribuire a distruggere la tua SEO.

 

Come capisco che un backlink è di pessima qualità?


Se i collegamenti possono aiutare il sito ad emergere rispetto altri, allo stesso modo, ottenere link in modo scorretto – che è la via più facile – può farti incorrere in penalizzazioni da parte dei motori di ricerca.

# 3 segnali che un link proviene da un sito di pessima qualità

Quando si inizia a monitorare i backlink salteranno all’occhio sicuramente gli inbound link che provengono da:

  • Backlink a pagamento – alla larga dai servizi che vengono pacchetti abnormi di backlink a pochi euro. Un backlink ha più valore se il sito da cui lo ricevi è affine al tuo. Ricorda poi che ricevere di colpo tante attenzioni, da siti nuovi, non farà altro che attirare gli algoritmi di Google come Sauron con l’unico anello 😛
  • Siti con alto tasso di spam – commenti palesemente truccati o che contengono messaggi e link a siti con domini .xyz nascosti e simili.
  • Iscriversi alle directory – non tutte le directory sono utili anzi i più importanti progetti sono stati chiusi (DMOZ – per dirne una – ha chiuso attorno al 2017), fai dunque attenzione, se scegli di usarle, a dove ti iscrivi.

 

Ci sarebbe molto da dire sui parametri da tenere in considerazione quando si fa link building ma questi sono quelli che penso siano tra i più “importanti”. Nota che su MOZ è presente una “spam score”, avevo accennato qualcosa qui ma le linee-guida del tool sono più esplicative: “The Moz Spam Score represents the percentage of sites with similar features we’ve found to be penalized or banned by Google”

 

Consulente SEO: come scegliere quello giusto?

il consulente seo

Indice:
Chi è il consulente seo e cosa fa?
Qual è la sua missione?
Quali competenze ha?
5 domande da porsi per trovare un buon consulente

Chi è il consulente seo e cosa fa?

La missione del consulente SEO è supportare le aziende per migliorare la loro visibilità sui motori di ricerca. In questo articolo cerchiamo di capire chi è e cosa fa e di come le aziende lo possono utilizzare per incrementare le vendite. L’esperto SEO deve avere una vasta gamma di abilità ed essere dotato di varie qualità tecniche ed umane perché al sua figura è centrale nella riuscita di un progetto sul web.

Le missioni di un consulente SEO

Come suggerisce il nome, il consulente fornisce consigli in ambito SEO, SEM e Marketing online. Queste raccomandazioni sono inerenti alla visibilità di un sito web sui principali motori di ricerca come Bing e Google.
Per fare ciò, il consulente SEO realizza un audit SEO. Questo audit mira a determinare i fattori che bloccano il corretto posizionamento del sito web o del blog in questione.
Il consulente SEO può controllare e valutare l’impatto delle azioni che il suo cliente sta eseguendo e dargli altre raccomandazioni mese dopo mese, a seconda dell’evoluzione delle posizioni del sito. Di solito si tratta di ottimizzazioni dei contenuti esistenti, come la scrittura di titoli rilevanti e l’arricchimento semantico. Tra questi vi sono anche gli approcci per aumentare la popolarità di un sito web attraverso l’acquisizione di link, segnali che sono simili a delle recensioni positive agli occhi dei motori di ricerca. Infine, il terzo tipo di azione riguarda aspetti più tecnici della SEO che faciliteranno l’indicizzazione da parte dei robot dei motori, è particolarmente importante per i siti molto grandi. A queste missioni si aggiungono operazioni che garantiscono al cliente che il lavoro è ben fatto per promuovere la visibilità del sito a lungo termine. Le prerogative di un consulente SEO spesso vanno ben oltre le raccomandazioni SEO. È spesso richiesto di formare team interni nel campo del web marketing per integrare le migliori pratiche. Inoltre, i professionisti che desiderano aumentare il proprio pubblico molto rapidamente utilizzano i propri servizi per la gestione delle campagne AdWords.

Consulente SEO: le qualità da possedere

In primo luogo, un consulente SEO deve essere umile. Conoscere gli elementi che migliorano il posizionamento di un sito sui motori di ricerca non ti da il diritto di fare il prepotente, soprattutto perché non c’è certezza in questo settore. Inoltre, segue da vicino l’evoluzione delle regole e può ridefinire la strategia SEO adatta se lo ritiene necessario. Il SEO Specialist non è necessariamente un esperto in informatica, ma ha alcune nozioni in fase di sviluppo poiché talvolta viene portato a vedere o modificare il codice sorgente di una pagina web. Un consulente SEO qualificato è anche in grado di analizzare l’ergonomia di un sito o di un e-commerce e formulare raccomandazioni per migliorare l’esperienza utente, una funzione che gioca un ruolo importante nella SEO. L’esperto SEO si distingue per la sua qualità editoriale e deve saper trattare argomenti più o meno complessi, tenendo conto delle specificità del web (articoli concisi e strutturati che catturano il lettore). Anche la curiosità fa parte delle sue peculiarità.
Essere curioso gli permette di interessarsi a nuove tecniche e di essere un passo avanti rispetto agli altri. Questo è un settore in cambiamento e i trend cambiano in continuazione . Inoltre è un vantaggio nel trovare link per i propri clienti. Come già scrivevamo in un altro articolo che tratta di un consulente SEO ha tutto l’interesse a mostrare pazienza e pedagogia poiché a volte occorrono diversi mesi per osservare i primi risultati delle ottimizzazioni. Un pedagogo professionista ha la facoltà di trasmettere alcuni dei suoi know-how, il che non è trascurabile durante la formazione SEO.

5 domande da porsi per trovare un buon consulente SEO

  1. Quali sono i riferimenti del consulente ?
    Un consulente SEO rispettabile dovrebbe essere pronto a condividere un breve elenco di clienti attuali e precedenti e le loro informazioni di contatto. Questi riferimenti possono aiutare a valutare l’efficacia del candidato, nonché a verificare che la persona abbia effettivamente lavorato su specifiche campagne SEO.
  2. Come pensi di migliorare le mie prestazioni ?
    Assicurati che la proposta del candidato includa una revisione tecnica iniziale del tuo sito Web per eliminare i problemi che potrebbero che inficiano sul posizionamento del tuo sito. Un buon consulente SEO deve fornire un’ottimizzazione “on-page” per rendere il tuo sito il più user-friendly possibile. Deve anche occuparsi delle strategie SEO “Off page”. Questa parte ha lo scopo di rendere noti i tuoi contenuti su altri siti e blog. Un SEO deve essere versatile e sapere come gestire l’ottimizzazione SEO tanto quanto la scrittura web o alcuni aspetti puramente tecnici.
  3. Puoi garantire una posizione su Google o su un altro motore di ricerca ?
    La risposta non dovrebbe mai essere sì. È impossibile conoscere con precisione le evoluzioni del tuo sito in termini di posizionamento. L’ottimizzazione sarà sempre utile ma quanto nessuno può dire, nemmeno un esperto SEO. L’acquisizione del traffico passa attraverso un gran numero di criteri, creazione di contenuti, netlinking o qualità della mesh interna.
  4. Come misuri il successo delle tue azioni SEO?
    Per valutare il successo degli sforzi SEO, devi tracciare esattamente quanto traffico viene inviato al tuo sito web e da dove proviene. I consulenti devono essere esperti nell’uso di Google Analytics. Quanto spesso pianificano di condividere queste analisi con voi? Come useranno i dati per migliorare continuamente il potenziale del tuo sito?
  5. Cosa succederà quando raggiungerai la fine del contratto?
    Assicurati che le ottimizzazioni per tutta la consegna non vadano perse alla fine del contratto. Le azioni intraprese dovrebbero essere di tua proprietà e devi continuare a raccogliere i benefici anche dopo la fine del servizio.

Articolo scritto da: Giulio Stella

Brand identity: Cos’è e come costruirla

Cos’è il Brand?

Pensa ad una di queste situazioni: ascoltare una canzone, leggere un libro, guardare la pubblicità o fissare semplicemente un dipinto. Sei mai riuscito ad intuire “qualcosa in più” nell’esatto istante in cui svolgevi quelle attività? Sei riuscito ad intuire l’artista del brano alla radio, l’autore di una frase o il prodotto dello spot in televisione ancor prima dell’annuncio esplicito? Può sembrarti banale ma accade proprio questo: le nostre emozioni ci aiutano a riconoscere tra tutte, un’azienda sola; ed è questo ciò che rende un’identità o, brand aziendale, unica e funzionale.
Su internet sentirai anche parlare di personal branding! Questo perché ormai anche la fama di un singolo personaggio pubblico, conosciuto magari tramite il suo nome o un nome d’arte, può esser visto e considerato un brand.

La marca è un nome, simbolo, disegno, o una combinazione di tali elementi, con cui si identificano prodotti o servizi di uno o più venditori al fine di differenziarli da altri offerti dalla concorrenza.
– wikipedia

 

Marca, Brand e Marchio: che differenze ci sono?

La marca è sinonimo della parola “brand”, quest’ultimo è legato a delle caratteristiche che altro non sono che la rappresentazione “dei valori” di una azienda; non pensare mai che i valori non siano importanti perché, in base a questi, deve essere in grado di farti provare delle emozioni e conquistarti.
Il “marchio” invece è un simbolo distintivo, e che va registrato, in relazione ad un brand. Il marchio può esser composto da logo e da un pittogramma oppure da un solo elemento tra i due.
Se senti parlare di logotipo – abbreviato quasi sempre in “logo” – pensa al font e ad una scritta, ma quando c’è un’immagine di mezzo, ricordati che quello che stai guardando è un pittogramma.

 

immagine esempio logotipo e pittogramma

 

Prima ho accennato al fatto che i valori del brand sono importantissimi e voglio spiegarti il perché prendendo il caso di youtube e del “brand safety” come esempio.
I social sono un’ottima fonte di traffico per i nostri siti web, basta un click, e i tuoi followers possono visualizzare il tuo ultimo articolo e condividerlo (in alcuni casi, pensa soprattutto ai video, facendoli diventare virali). Pensa dunque una campagna pubblicitaria che impatto può avere sulla tua visibilità!
Perché allora molte aziende si sono lamentate per la pubblicità con colossi come Youtube? Perché i valori dell’azienda non erano stato rispettati. Il brand safety infatti si riferisce all’allocazione dei banner pubblicitari nel loro corretto posto, nel rispetto dunque di quelle che sono le caratteristiche ed il settore dell’azienda. E’ utile? Si, per evitare accostamenti sbagliati! Nessuno vuole dare una visione del proprio brand negativa, o diversa, rispetto a quella che è la sua realtà.

Youtube, esplode un nuovo caso “brand safety”: le pubblicità di 300 aziende sono infatti state veicolate su canali che promuovono contenuti estremisti o violenti di vario tipo

Ora capisci bene, da questo esempio estremo, che l’immagine online e offline va costruita con cura e deve rientrare in delle linee guida.

 

Come si arriva a definire l’identità dell’azienda?

I passaggi che vanno fatti per arrivare alla definizione di un brand possono essere diversi, sul blog di semrush, ad esempio, vengono individuati 5 step.
Per farti capire bene il quadro generale della situazione voglio dirti innanzi tutto di fissare due punti pensando alla tua futura attività: la visione e la missione. Questo ti consentirà di capire in che direzione andare, tenendo sempre in mente però a chi rivolgerai i tuoi prodotti – il tuo target.

 

Visione e missione aziendale: cosa sono?

La visione è una parte astratta, riguarda ciò che un imprenditore sogna per la sua attività: il mercato in cui operare, le manovre ed i servizi da offrire. La missione invece va a “concretizzare” quello che “la vision” voleva esprimere: la storia dell’azienda, i suoi valori, gli strumenti ed i prodotti a disposizione, la clientela ecc.
Una volta chiarite le idee su questi due aspetti potrai passare ad una delle fasi, tra le più delicate, che ti accompagneranno per tutto il tuo percorso: la scelta del nome, naming, e del logo. A questo punto il consiglio è di guardarti intorno prima di proseguire. Il tuo “nome” esiste già? Ed il logo che andrai ad utilizzare? Che tono userai per interfacciarti con i tuoi potenziali clienti e dove riuscirai ad ingaggiarli… in quali canali dovrai esser presente? Di questi ultimi aspetti se ne occuperà la tua “strategia di comunicazione”.

Alcune domande utili da porsi per abbozzare una strategia potrebbero essere:

  • Qual è il contesto in cui voglio inserirmi?
  • Chi è il mio cliente ideale? Come si comporta durante la giornata?
  • Quale obiettivo vorrei raggiungere con i miei prodotti/servizi?
  • Quali canali “online e offline” userò per farmi conoscere?
  • Quali mosse devo fare e con che tempistiche?
  • Ho già tutto quello che mi occorre per iniziare?
  • Quanto posso permettermi di investire?
  • Valuta i risultati ottenuti e correggi gli errori per la prossima mossa

 
scrivere
 

Quindi cosa dovresti fare nello specifico?

Durante la prima fase non si hanno subito le idee chiare su tutto, per questo occorre fermarsi e riflettere. Prendiamo carta e penna e cerchiamo di capire, nel contesto in cui andremo ad operare, che problematiche esistono e come porvi rimedio per mezzo dei nostri prodotti/servizi.
Facciamo dunque un giro online (nelle strategie digitali torna sempre utile) e vediamo come si comportano gli altri (i nostri competitor) a riguardo.
Come comunicano, se hanno forum, pagine facebook o piuttosto un canale youtube…se aggiornano il blog spesso o di rado e che argomenti trattano…Sono tutti segnali che possono aiutarci. Cosa ci piace delle loro tattiche e cosa cambieremmo se fossimo al loro posto? Pensiamo che quell’approccio porta dei buoni risultati? Allora proviamolo …altrimenti cambiamo rotta..

La scelta degli obiettivi va fatta pensando al breve, medio e lungo termine! Quali sono le tempistiche con cui vuoi raggiungere i tuoi primi obiettivi? Qui dovrai cercare di essere realistico! Tutti vorremmo in pochi giorni metter su un’impresa con dei guadagni da capogiro ma non è così semplice, soprattutto se sei ancora in fase di lancio. Valuta dunque che i primi mesi non è scontato ottenere i risultati sperati.
Un piccolo consiglio poi per la scelta dei canali che intendi utilizzare per l’engagement della tua audience: non pensare solo a quale canale “ti piace di più”! Pensa piuttosto “i tuoi clienti cosa utilizzano più volentieri per trovare prodotti simili al tuo?” 😉 Una volta stabilita la tua identità è, con la consapevolezza di chi sei e cosa offri, avanza senza paura, good luck!