I buoni regalo di Amazon

buoni regalo di amazon

Molti e-commerce come Amazon danno la possibilità di utilizzare dei Buoni Regalo. Queste “card” possono essere sfruttate in diversi modi una volta acquistate. Vediamo insieme nel dettaglio: come funzionano i buoni, dove comprarli e come usarli in prima persona o come regalo!
 
Indice:
Cos’è il buono regalo Amazon
Dove si compra
Come funziona: dove inserire il codice

Cosa sono i buoni di Amazon?

In molti punti vendita dei centri commerciali avrai visto degli espositori con in mostra delle gift card, come quelle di Netflix, Google Play, Apple Store e quella Amazon! Al loro interno è presente un codice alfanumerico che permette, al possessore, di fare acquisti all’interno della piattaforma scelta; nel nostro caso all’interno di Amazon.
Non tutti sanno forse che online accedendo al portale di amazon si possono comprare le gift card, in modo digitale, fisico e, nel caso vogliate regalarle per qualche occasione, sotto forma di simpatici cofanetti regalo.


 
E’ utile acquistarle online per avere un’ampia possibilità di scelta; che magari nel negozio fisico non sempre troverai. Puoi decidere infatti di che taglia desideri generare i buoni regalo amazon! La cifra di partenza va da circa 1 euro a 200€. In formato “da stampare” invece si possono superare di gran lunga i 200 euro!
Non devi preoccuparti poi di dover spendere tutto in un’unica soluzione! Puoi fare più acquisti in momenti diversi finché il tuo saldo permette.

Potresti dirmi a questo punto, se ho già collegato il mio account amazon ad una carta di credito o prepagata perché dovrei utilizzare un buono amazon?
Supponiamo che tu abbia a tua disposizione una gift card, potrai evitare di caricare la tua prepagata e sfruttare il credito del buono; senza andare ad intaccare il tuo credito. Comodo no? Vedremo a breve come…
 

Dove si acquistano?

Puoi trovare questi buoni regalo online cercando sul sito di amazon o, se preferisci, ti ho lasciato qui sotto i link dove trovare pacchetti da 20 euro a 200 euro!
In alternativa puoi sempre trovarle in punti vendita come Mediaworld, Unieuro e simili; personalmente mi ci imbatto spesso al centro commerciale 😉
 

Come utilizzare il buono regalo?

Abbiamo diversi scenari da tenere presenti ma tutti ci riconducono ad un codice: quello della gift card. Quindi che tu abbia ricevuto in regalo una card da riscattare su amazon, o che tu ne abbia comprata una da utilizzare per i tuoi acquisti avrai comunque un codice alfanumerico. Il primo passo è effettuare il login su Amazon; se non hai un account devi crearlo.
Una volta dentro vedrai la voce “Buoni regalo” nel pannello, cliccandola arriverai alla pagina dedicata a tutto quello che riguarda le gift card con relativa voce “Aggiungi un Buono Regalo al tuo account”.
Gli stessi step appena illustrati li ritrovi qui sotto in forma visuale, per orientarti, una volta che sarai loggato 😉
 
step aggiungi buono regalo amazon
 

Vuoi regalare un buono e non sai come fare?

Vediamo ora tutti i passaggi necessari per generare il codice. Puoi infatti scegliere se:

    • ottenerlo subito (su posta elettronica, o in formato da stampare);
    • inviarlo fisicamente (sarà spedita da amazon tramite corriere la gift card nuda e cruda, dentro un biglietto di auguri oppure in un cofanetto regalo… a te la scelta!).

Se non sai cosa regalare i buoni sono un ottimo sistema! Utili perché i tuoi amici, parenti o chiunque vorrai potrà acquistare quello che desidera in uno degli e-commerce più forniti di sempre. Torniamo a noi, ricordi “la pagina Buoni regalo”, è il pannello d’accesso a tutti i “servizi gift”. Saranno infatti selezionabili i seguenti tipi di buoni: Digitali, da stampare, in biglietto d’auguri e nella famosa versione cofanetto.
 
tipi di buoni regalo su amazon 

Vediamoli uno ad uno:

  • Digitali: ti verrà fornito il codice ed inviato a mezzo digitale sarai tu che, una volta che amazon ti notificherà il codice, dovrai inoltrarlo alla persona a cui vuoi regalarlo (tramite messaggi di posta elettronica, whatsapp, telegram ecc);
  • Da stampare: se scegli questa opzione ti verrà inviata una mail con la gift card da stampare e dare a mano al fortunato destinatario della gift;
  • In biglietto d’auguri: ti permette di far spedire, tramite corriere amazon, una gift card nascosta dentro un biglietto di auguri. Nota però che dovrai fornire il recapito durante la fase d’acquisto – altrimenti sarai tu a ricevere il bigliettino per poi ri-consegnarlo di presenza o per posta;
  • Cofanetto: è simile al biglietto d’auguri cambia il pacchetto che contiene la gift card, non sarà più un bigliettino ma un cofanetto con la forma che sceglierai (anche qui puoi specificare il destinatario della consegna o riceverlo tu per poi donarlo a mano).

 
Siamo arrivati alla fine di questo articolo dedicato ad amazon se il post ti è stato utile condividilo 🙂 a presto!

Growth Hacker: come è nata questa figura, quali sono le sue competenze?

growth hacking

Una figura che diventa sempre più determinante nella crescita di startup e piccole medie imprese è il Growth Hacker! Cosa fa un growth hacker durante una sua giornata tipo? Che tecniche utilizza per farci raggiungere i nostri obiettivi?  Per capire bene chi è in realtà il growth hacker partiamo dalle origini…

Indice:
Chi è stato il primo Growth Hacker?
Alcuni esempi di growth hacking prima che venisse chiamato cosi
…la giornata tipo ?
Libri per diventare GH
5 strategie di growth hacking che tutti dovrebbero conoscere

 

 

Chi è stato il primo Growth Hacker?

sean ellis il nord di un ghimmagine originale tratta da visme blog

 

Un Marketer ed imprenditore americano di nome Sean Ellis è stato il primo a lanciare il termine GH! Ma cosa ha fatto di tanto importante per far scatenare questo putiferio? Dopo tutto i marketer esistevano già! Tra i primi esempi che vengono generalmente fuori quando si parla di growth hacking non possiamo non elencare il caso Hotmail e Dropbox.

La trovata che portò un incremento della percentuale di utenti di Hotmail è stata la frase “PS: I love you. Get your free e-mail at Hotmail.” che permetteva di registrarsi ed usare il servizio email cliccando sul link.
Trovata simile, che molti hanno utilizzato o ne sono stati i destinatari, è stata messa in atto da Dropbox! Chi possedeva un account e voleva allargare lo spazio a sua disposizione poteva invitare amici e conoscenti a registrarsi in cambio di spazio di archiviazione… geniale! Queste solo alcune delle tecniche di growth hacking utilizzate dai grandi brand…

Come avrai intuito le competenze necessarie per ricoprire il ruolo di GH non sono poche. Dall’unione di esperienze provenienti da diversi settori (psicologia e neuromarketing, web design, programmazione ad esempio) nasce il Growth Hacker. Come accade per molte professioni “nuove” le skill richieste devono essere trasversali. Perché?
Per diverse ragioni tra le più importanti perché quando si lavora con un team, composto da molte figure che ricoprono ruoli diversi l’uno dall’altro, è necessario interfacciarsi correttamente. Per farlo bisogna utilizzare il linguaggio più adatto a farsi comprendere, da ognuno, e capire ogni figura per quella che è la sua mansione.
Ma un growth hacker non è solo bravo a “comunicare”! Deve trovare delle idee, degli “escamotage”, a cui altri non avrebbero mai pensato per raggiungere un determinato obiettivo più velocemente possibile grazie ai canali che Internet offre.

immagine del messaggio dropbox invita amici ottieni spazio

Fare growth hacking significa dunque fare marketing e curare ogni aspetto di quello che viene chiamato in gergo il Funnel di vendita!

 

Alcuni esempi di Growth Hacking prima che venisse chiamato così

Se non conosci la storia dietro ad aziende del calibro di YouTube o di Quora penserai adesso che il loro successo sia dovuto alle intuizioni di persone intelligenti che hanno avuto fortuna nel proporre, nel momento giusto, i loro prodotti/servizi al mercato globale.
Ma se analizziamo bene “le persone” che sono riuscite a realizzare tutto questo troviamo grandi nomi collegati tra loro da esperienze lavorative che hanno fatto da palestra al loro mindset. Se pensiamo a Quora, ad esempio, teniamo a mente che è stata fondata attorno al 2010 da due ex dipendenti di Facebook

E la piattaforma di streaming Youtube? A fondarla sono stati due ragazzi che prima lavoravano per PayPal. E ovviamente tutte queste note aziende sfruttarono delle trovate originali per lanciare i loro servizi e crescere nel minor tempo possibile.
Vedere all’opera e magari poi ingaggiare  per se dei GH ha dato dei frutti a questi noti brand! Delle trovate come una semplice stringa di testo in una mail inviata ad un amico – caso hotmail – e badge gratuiti da esibire nei propri blog – se prendiamo esempio dalle tattiche di facebook – hanno fatto scalare rapidamente le classifiche e raggiungere la notorietà a quelle che prima erano piccole imprese.
Se vuoi saperne di più sulle storie di successo di queste ed altre aziende ti consiglio l’articolo di Roberto Serra – da leggere per trovare la giusta ispirazione 😉

 

…la giornata tipo?

Se ti stai chiedendo come è strutturata la giornata di chi lavora come growth hacker c’è l’intervista a Raffaele Gaito: la trovi su Workengo

Il Growth Hacker non è un mago, chiariamo questa cosa. È una persona che in azienda gestisce il processo di Growth Hacking, tutto qua. Quindi la sua giornata lavorativa dipende molto dal team e dal tipo di azienda. Passa da attività di analisi dei dati ad attività di brainstorming creativo, dall’intervistare i clienti a fare test di usabilità, e così via. Non esiste una giornata tipo…

 

 


Letture consigliate?

Se sei un aspirante “hacker della crescita” potresti trovare interessanti i seguenti libri:

Letture consigliate (ita): Growth hacker. Mindset e strumenti per far crescere il tuo business  – di R. Gaito
Letture consigliate (en): Growth Hacker Marketing: A Primer on the Future… – di R. Holiday


 

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Il Neuromarketing e le tecniche di vendita

neuromarketing cos'è

Ognuno di noi si è chiesto almeno una volta “come trovo nuovi clienti” o “come devo approcciarmi per vendere”! Dall’altro lato della barricata invece i più riflessivi tra i clienti, avranno invece pensato “come ha fatto a convincermi ad acquistare”. Partendo da questi presupposti vediamo insieme l’importanza del neuromarketing, che risponderà a tutti i nostri dubbi.

prezzi neuromarketing strategico

Come vendere? Quali sono le “migliori tecniche”?

Non è semplice ma possiamo affinare le nostre tecniche fino a trovare quella che risulta vincente!
Te lo sei mai chiesto? Quali sono i motivi che spingono un cliente a comprare un prodotto in un negozio piuttosto che un’altro?
Si stima ci siano almeno 6 punti su cui riflettere ovvero: la simpatia, la scarsità, il consenso, l’autorità, la coerenza e, infine, la reciprocità. Vediamoli brevemente:

  • Il primo credo non ci sia la necessità di commentarlo, se una persona risulta simpatica rispetto un’altra compreremo più volentieri da lei.
  • La scarsità è una leva interessante e la vediamo spesso applicata sul web (vendita di prodotti, iscrizione a corsi o prevendita dei posti per un webinar ecc). Tutti quanti cerchiamo di portarci a casa qualcosa che è riservato agli “elite” quindi la formula di fondo è simile a questa: ci sono pochi posti/prodotti + il prezzo è conveniente = vorrei aggiudicarmi questo prodotto subito. I più furbi vanno ad aggiungere un timer per “mette fretta” – un “trucco” che in genere funziona per concludere la trattativa nel breve.
  • Il consenso sfrutta il bisogno che abbiamo di essere sempre “parte di qualcosa”. Se vediamo che un trend sta spopolando – o c’è un interesse manifesto di tanti utenti su un prodotto, un argomento ecc – buona parte di noi si chiederà di che si tratta.
  • Dimostrarsi padroni di un tema e sicuri delle proprie capacità ispira fiducia, ed i clienti vogliono esser certi che hanno davanti qualcuno “esperto”, autorevole, in un determinato settore.
  • La coerenza è ciò a cui tutti teniamo o dovremmo puntare, può essere utile e, soprattutto nelle relazioni col pubblico, è importante.
  • Reciprocità sta a indicare che se ci offriamo disponibili in qualcosa è più facile esser ricambiati. Anche qui ci sono diversi casi studio e applicazioni a conferma di questo espediente.

Sei d’accordo? Alcuni di questi motivi, lo ammetto, hanno influenzato anche me negli acquisti…

Cos’è il neuromarketing e perché è importante?

Cosa ci spinge a fare una scelta? Il neuromarketing risponde a questa domanda. E’ una disciplina a metà strada tra economia e neuroscienza, utile per affinare le nostre tecniche di vendita.
Per capire come prendiamo delle decisioni dobbiamo studiare come funzionano i “3 cervelli”.
Le informazioni che riceviamo dall’esterno vengono spesso elaborate con lo scopo di scegliere la soluzione volta ad evitarci “dolore”. Il dolore è “la leva” per eccellenza!
Hai notato che tecnica di vendita usa lo spot Netflix e, da qualche tempo, anche Infinity tv e le altre?
Per individuare il target a cui sponsorizzare un prodotto si studiano le persone – abitudini, comportamenti e problematiche. Usare un approccio che va ad evidenziare:

  • le frasi che risolvono un possibile problema ad es: “disdici, senza impegno, quando vuoi”
  • le Call to Action (inviti a fare una azione come “prova ora!”)

generalmente si rivela un’ottima strategia di vendita che va a raggiungere un buon tasso di conversione.

 

Perchè? Se una domanda è fatta all’utente giusto – che abbiamo correttamente profilato – il gioco è fatto!
Tornando all’esempio di poco fa abbiamo un potenziale cliente Netflix che vorrebbe provare il servizio streaming per la prima volta ma ha timore di restare vincolato, in eterno, ad esso. Non pensi che si sentirà rassicurato se gli fornisci la risposta al suo problema dicendo, a chiare lettere, “puoi annullare tutto quando vuoi”?
Se non sei ancora convinto ecco altri 3 esempi di come viene applicato il neuromarketing per invogliare all’acquisto:

  • Che buon profumo…
    Quell’odore di “appena sfornato”…sai cosa intendo, vero? Nel food una buona strategia è quella di stimolare l’olfatto. Pensa che in America conducono degli studi su come ricreare quell’esatto profumo da cospargere in giro per stimolare all’acquisto i clienti più golosi.
  • Prezzo troppo alto? Piazziamo un’esca
    Vuoi forzare la vendita su un prodotto? Se hai 3 confezioni di un prodotto: una small una medium e una extra large con prezzi che vanno rispettivamente da 2,50€, 3€ e 5€ quale compreresti? Con questo paniere di prezzi il cliente dovrebbe essere più portato a provare una confezione medium.
  • Troppe opzioni…no grazie
    Piuttosto che prendere una decisione sbagliata il nostro inconscio ci farà scappare via da quella situazione. Ecco perché avere troppe alternative…a volte, non va bene. Immagina lo stesso prodotto ma con infinite marche e prezzi…come sceglierai quale comprare?

stare in fila per acquisti

Cos’è il linguaggio del corpo, è utile nella vendita diretta?

Ormai hai capito che a volte il nostro inconscio ed i messaggi esterni vanno ad influenzarci.
Lo sapevi che molte delle informazioni che ci scambiamo dal vivo avvengono col linguaggio del corpo? I nostri gesti, il modo in cui parliamo e il tono con cui ci rapportiamo sono degli indicatori degli stati d’animo di quell’istante.
Non è facile da comprendere ma ti assicuro che è così!
Ogni movimento e gesto va però “contestualizzato” ad una situazione. Non esistono “cenni o comportamenti” universalmente validi, non c’è una corrispondenza esatta ma, con tanta pratica, si arriva a capire che ciò che pensiamo e proviamo viene trasmesso al nostro interlocutore; e viceversa. E’ inevitabile non puoi mascherare degli aspetti di te, soprattutto alla lunga.
Per convincere un cliente a comprare in una vendita diretta devi essere abile ma ancor di più devi riuscire a capire quando è ora di smetterla. Uno degli errori tipici che viene commesso è di essere pressanti. Anche in questo caso dopo aver fatto pratica riuscirai a capire chi è davvero intenzionato a comprare i tuoi prodotti o servizi e chi, invece, non lo è.

Durante un discorso poi alcune parole possono risultare ipnotiche o persuasive.
Hai notato il modo di scrivere a “domanda” e “risposta” che sto utilizzando in questo post? E’ una tra le tecniche di scrittura che i copywriter utilizzano; un tipo di comunicazione che si stima possa essere più efficace.
Il famoso caso studio condotto da Xerox, se vogliamo, potrebbe avvalorare questa tesi. La Xerox è una azienda leader nel settore stampanti e fotocopiatrici che, per prima, produsse i mouse per computer.
Volendo dimostrare che al nostro “cervello” piace avere una “risposta”, ha condotto un esperimento su delle persone in fila per un servizio di fotocopiatura. Il risultato è stato che queste erano più propense a cedere il loro posto in fila a chi spiegava il motivo per cui voleva avere la precedenza sulla stampante. Tra le seguenti richieste:

A: posso usare la Xerox?
B: posso usare la Xerox, perché ho fretta?
C: posso usare la Xerox, perché devo fare delle copie, ho fretta

 

Le richieste B e C venivano soddisfatte più spesso delle altre; il “perchè” in una frase risulta spesso persuasivo.
Comunicare è un’arma! Il modo con cui “parli” deve cambia, adattarsi, sempre. Per farlo bisogna distinguere l’ambiente in cui avviene la comunicazione.
Chiediti sempre: Chi mi ascolta in che condizioni si trova? Stiamo parlando al telefono? Sta leggendo un mio articolo su internet oppure è in piedi difronte a me! In base a questo scegli opportunamente come agire.

 


Alcune letture che potresti trovare stimolanti e utili, per approfondire questi argomenti, sono:

Neuromarketing e scienze cognitive per vendere di più sul web di A. Saletti   compralo qui
Neuromarketing di M. Lindstrom   compralo qui
Le armi della persuasione di R. Cialdini   compralo qui


 

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Cos’è un blog e perchè è importante

cos'è il blog

Dal lontano 1997 ai nostri giorni il blog, contrazione di “web log”, ha sempre raccolto tra le sue pagine i nostri pensieri. Inizialmente visto come una sorta di “diario on-line” oggi ha assunto un ruolo essenziale anche nelle aziende.
Se raccontare attraverso il blog le nostre esperienze personali “day by day” a molti appare semplice non si può dire lo stesso se siamo un brand, vediamo perché.


blog cos'è

 

Che taglio dare al blog?

I blog possono essere: personali oppure a carattere aziendale. Nel primo caso tutto ruota attorno alle nostre giornate, le esperienze di vita, i viaggi o qualsiasi argomento “di prima mano” che riesca a conquistare un suo pubblico, cioè quel tipo di utenti sempre pronti a leggere e condividere i nostri post. Quando il blog è rappresentativo di una attività lavorativa invece le cose cambiano. Ci aspettiamo inevitabilmente dei risultati “dai contenuti” come, ad esempio, incrementare le vendite.
Molti “blogger” (questo il nome di chi si dedica assiduamente alla scrittura dei post sui blog) hanno monetizzato i loro contenuti grazie a questa loro passione per la scrittura sul web: turismo, ricette, moda, tecnologia sono solo alcuni dei temi più trend di cui parlare.
Se devi scegliere di cosa tratterà il prossimo post, all’interno del blog aziendale o personale, fai attenzione a: “intercettare l’argomento giusto”, “il target adatto” e soprattutto al messaggio, chiediti sempre “cosa voglio trasmettere ai miei lettori?”.

 

Come trovare gli argomenti di cui parlare?

Focalizzata la direzione da intraprendere dobbiamo iniziare a scrivere i contenuti e, per farlo, occorre stilare un piano editoriale. Molti credono che avere un elenco di titoli, e le date in cui pubblicarli, sia sufficiente. Non è cosi, quello è il calendario editoriale ed è utile per fare sempre il punto della situazione, soprattutto se stai condividendo i tuoi contenuti sui social. Vediamo ora la parte pratica: come si crea davvero il piano editoriale?

Il piano editoriale

Puoi procedere in diversi modi per stilare un piano editoriale, ecco qualche suggerimento per trovare l’ispirazione:

    • Analizzando le persone, le loro problematiche e comportamenti cosi da creare delle “personas”, ovvero dei gruppi di utenti che hanno tutti qualcosa in comune. Questo è utile anche per capire chi sono davvero i tuoi clienti;
    • Lasciandoti ispirare dai contenuti dei tuoi competitor: cerca di individuare, tra tutti i loro articoli, quelli dove pensi di avere qualcosa da dire. Fai tuo un argomento e offrendo un punto di vista personale. Vedrai che sarà utile a chi ti segue online per conoscerti;
    • Analizzando i trend di ricerca con strumenti come Google Trends (se devi individuare gli argomenti più cercati o confrontare dei termini per capire quale è più usato ecc…è un valido aiuto, provalo ora);
    • Se invece sei indeciso sulle parole utilizzate dal tuo target durante la ricerca di qualcosa che, magari, tu cerchi diversamente su Google, usa Answer the public. Ti darà degli ottimi spunti, ai quale forse non avresti pensato, sulle query più usate online;

google trends immagini esempio sul confronto di 2 terminiun esempio tra due termini cercati su google, tra “post” e “articolo” è più cercato “post” e puoi saperlo grazie a google trends.

 

Creare le personas non è affatto semplice, soprattutto se sei all’inizio e non sai che fare. Un articolo utile sulle personas, soprattutto se sei una azienda, è: 3 step per definire le marketing personas.

Come scrivere un articolo per il blog e posizionarlo al meglio?

Supponiamo hai trovato gli argomenti ideali per il tuo blog. La pagina bianca dell’editor di testo fa sempre paura ma se ti concentri riesci a buttare giù il tuo primo post! Cosa devi sapere a riguardo? Per posizionarti bene sui motori di ricerca bisogna rispettare alcuni fattori che rientrano nel “SEO Copywriting”, a seguire qualche dritta.

  • scegli delle parole chiave nel rispetto della semantica dell’utente (ovvero cerca di capire se, ciò che tu chiami in un modo, è cercato dai tuoi lettori con gli stessi termini nelle ricerche online. Google stesso ti da una mano a volte suggerendoti query simili, affini al tuo intento di ricerca. Le trovi spesso a fine pagina, nella serp, o mentre stai digitando una parola chiave da cercare);
  • le chiavi che hai usato nel post devono esser presenti in buona densità nell’articolo senza risultare spammose o artificiali – devi scrivere per le persone non per i bot;
  • usa dei titoli che facciano capire di cosa parli, soprattutto se sono articoli tecnici.

Per altri consigli sul posizionamento per i motori di ricerca dai uno sguardo alla mia guida SEO per principianti.

 

Perché senti parlare di Storytelling?

Un modo efficace di trasmettere i tuoi valori (o quelli del tuo marchio) è far emozionare le masse tramite “il racconto di una storia”, e questo è quello che viene messo in campo con lo “storytelling”. Se questa tecnica ha reso virali tanti video e contenuti sul web, perché non farla nostra?
Altra caratteristica blog (e di internet in generale) è l’apertura ad un linguaggio semplice. Aperto a mostrare “il dietro le quinte” e dove viene sottolineato che, dietro ogni prodotto, c’è il lavoro di un personale attento.

Adesso che sei consapevole di come viene utilizzato un blog capisci anche che è uno strumento importante per il coinvolgimento del tuo pubblico. Utile per instaurare un rapporto di fiducia con i lettori: i tuoi follower.

 


Per diventare una rockstar nella comunicazione ti consiglio di leggere Rock’n’blog di R. Scandellari.

 

Yoast seo plugin: un bug nella versione 7

yoast v7 bug

Qualche giorno fa è apparso sul sito del noto plugin SEO Yoast un importante avviso riguardante un bug riscontrato nella versione 7.0 che, in molti siti web, ha causato una perdita di traffico e di “ranking” nelle classifiche della SERP.  Vediamo ora nel dettaglio cosa è successo.
Il bug ha avuto inizio con la scheda denominata “Media” – la voce incriminata è infatti “Media & Attachment URLs” settabile su “yes” o “no”.

Responsabile del bug dunque è stata quest’opzione ma quale è il suo funzionamento? Cosa è andato storto con l’update del 6 Marzo 2018 e soprattutto come risolvere il problema con i motori di ricerca? Nella Dashboard di WordPress, alla voce SEO, il plugin Yoast dovrebbe mostrarti un avviso simile a questo:

yoast avviso
   

Media & Attachments: cosa sono normalmente?

Nei CMS come WordPress quando un’immagine viene caricata, di default, è prevista la creazione di una nuova URL oltre a quella dell’immagine – detta di “attachments”; quest’ultima è considerata in molti casi dannosa per la SEO. Per quale motivo? Il suo utilizzo incrementa il numero di contenuti presenti nel tuo sito e spesso non è utilizzata come dovrebbe.

your attachment URL’s are an important aspect of your site. You’re linking actively to these pages and these pages have real content on them (more than just a photo).

L’intento dei creatori del plugin è dunque quello, attraverso l’abilitazione del check in Media & Attachments, di rimediare a questo problema.
 

Il Bug di Yoast: cosa non ha funzionato?

The bug was simple yet very painful: when you updated from an earlier version of Yoast SEO to Yoast SEO 7.0-7.0.2 (specifically those versions), we would not always correctly convert the setting you had for the old setting into the new one. We accidentally set the setting to ‘no’. Because we overwrote the old settings during the update, we could not revert this bug later on.

In breve nel passaggio tra una versione e l’altra di yoast accidentalmente è stato settato “no” di default perdendo inoltre le vecchie preferenze in uso.
Chi non conosceva questa impostazione o non la riteneva interessante avrà probabilmente lasciato il check su “No” nella “scheda Media” prima di tutto questo. Se non hai utilizzato molto i file come “Attachments” (è il mio caso) non dovresti aver avuto problemi. Secondo quanto afferma John Mueller di Google il problema non dovrebbe aver dato luogo a effetti negativi in buona parte del web.
Diversi utenti che utilizzano yoast però hanno riscontrato più di altri il problema e per questo sono stati previsti diversi scenari ed stato rilasciato un “search index purge plugin”.
 

Soluzioni previste dal team Yoast e da Google

Le soluzioni che sono state rese note dipendono da diversi scenari. Innanzi tutto: il vostro sito ha avuto un calo di ranking o di traffico negli ultimi 2-3 mesi? Vediamo nel dettaglio i casi possibili:

  1. Il traffico e il ranking dei tuoi siti – negli ultimi mesi – sono rimasti nella norma: 
    Se la risposta a questa domanda è si: vai nella scheda Media di Yoast e setta “yes” in Media & Attachments e salva le modifiche.

    yoast v7 seo bug attachments

  2. Il traffico e il ranking negli ultimi mesi hanno subito un calo significativo
    Il team di yoast si scusa per l’inconveniente e raccomanda di settare il check box che trovi in Media & Accachments da “no” a “yes” e mette a disposizione un “purge plugin”. Leggi con attenzione le note degli autori prima di usarlo!

  3. Non sono sicuro…
    Se non riesci a capire se il sito è interessato o meno non fare nulla! Controlla solo se il tuo checkbox nella sezione media è su “yes”.

 

Puoi consultare il post originale sul sito di Yoast altre info sono disponibili su SEJ: search engine journal. Se vuoi invece maggiori dettagli sulle differenze tra i collegamenti di wordpress e come utilizzarli potresti trovare interessante questo post.

Un ultimo consiglio: ricordati di mantenere sempre aggiornata la versione del plug-in! Hai bisogno di un consulente seo per il tuo sito in wordpress? Dai un’occhiata ai miei servizi seo

 

Cos’è la “Pomodoro Technique”?

tecnica del pomodoro

La cosidetta “Tecnica Pomodoro” è un sistema di gestione del tempo inventato da Francesco Cirillo alla fine degli anni 80′. Il nome deriva dal timer a forma di pomodoro usato dall’ideatore durante gli studi universitari.

tecnica del pomodoro
Permette di separare il lavoro in intervalli (solitamente di 25 minuti) e gestire nello stesso momento task di progetto e le necessarie pause a cui spesso non si da importanza. Questo è molto utile per la quotidianità di noi freelance, in particolar modo lavorando da remoto, in cui spesso il lavoro può diventare ingestibile e fonte di preoccupazione.
 

Cosa mi serve?

Non serve nulla oltre ad un timer e la dedizione. La tecnica, dopo un po’, ci permetterà di lavorare in maniera corretta garantendo riposo e movimento, assieme ad una migliore gestione del tempo da dedicare ai task, senza distrazioni o indecisioni. La procedura è molto semplice e si ripete, diventando dopo poco tempo una utile abitudine:

  1. Decidere i task da eseguire
  2. Impostare il timer (lo standard è 25 minuti)
  3. Lavorare ai task (SENZA DISTRAZIONI) fino allo scadere del tempo (allarme sonoro)
  4. Fare una pausa di 5 minuti (se entro i 4 pomodoro) oppure di 15 – 30 minuti al 5° break
  5. Ripetere dal punto 2 fino al completamento dei task

ciclo break work tecnica pomodoro

Ogni freelance può modificare liberamente la durata del lavoro e delle pause, lo standard è 25 + 5 (con 15 o 30 minuti al 4° break) che garantisce ottime sessioni di lavoro da 2 o più ore. In altri casi comunque può servire maggior tempo di lavoro, facendo magari 50 + 10 (con 30 minuti al 4° break).
 

A cosa può servirmi?

Se usata correttamente, la pomodoro technique ci permette di lavorare meglio con le tempistiche, andando a togliere la sensazione di essere sempre contro il tempo. Ci impone anche di eliminare le distrazioni nei momenti di lavoro e goderci le pause, separando nettamente le due cose per avere un miglior bilanciamento del tempo quotidiano.

Parte importante è la comprensione dei task e del lavoro da fare durante il giorno. Ogni giorno viene decisa la priorità e la TO DO LIST su cui lavorare, lasciando alla procedura ripetuta della Pomodoro Technique tutta la gestione delle distrazioni (sms, call, email, facebook, social, news ecc), delle indecisioni (su cosa, come e quando fare) e delle necessarie pause. Questa tecnica può essere integrata in qualsiasi vostro attuale orario di lavoro perchè modifica solo il modo in cui il tempo è utilizzato e gestito, applicandosi perfettamente anche alla maggiore flessibilità e unicità dei lavoratori freelance (web designer, sviluppatori, scrittori, manager o altro).

Le pause obbligate, brevi e separate, garantiscono tempo alla mente di assimilare e focalizzarsi su quanto fatto e quanto da fare ancora, oltre a obbligarci ad alzarsi dalla sedia 🙂

Siete interessati a provare la Pomodoro Technique? Ci sono molti strumenti online, come anche app per smartphone. Per i più sbrigativi, io consiglio marinaratimer oppure tomato-timer.

Articolo scritto da Andrea Vigato

 

Guida SEO per principianti: 5 parte

guida seo parte 5

Siamo arrivati alla fine di questa mini guida introduttiva alla SEO e come ultimo argomento vedremo cos’è e come funziona il link building. I collegamenti ipertestuali o link permettono, agli utenti ed ai bot, di passare da un sito all’altro e di collegare i post – o altri contenuti -. Oltre allo spostamento fisico, da un sito/post all’altro, avevamo accennato al passaggio di rank e alla “link juice” dei siti nella 2 parte di “introduzione alla seo”.

Sempre a tal proposito avevamo chiarito l’importanza di utilizzare il “rel=nofollow” per non far disperdere il potenziale acquisito o più semplicemente, se abbiamo troppi link, per non farli sembrare artificiali o spammosi agli occhi dei bot.

Link Building: il tuo alleato

Costruire dei collegamenti all’interno dei nostri post è semplice ma quando si parla di tematiche come link building e scambio link con altri siti è tutto più difficile soprattutto all’inizio. Prima di capire che tecniche utilizzare partiamo dalla definizione di “anchor text“: la descrizione/frase/parola che accompagna il link.

ancora esempio guida seo 2017

L’ancora o archor text è un indicatore importante che descrive, prima ancora di effettuare un click, che tipo di pagina/argomento ci aspetta dopo aver cliccato – cioè seguendo quel collegamento. I motori di ricerca capiscono, in base all’ancora utilizzata nei link, di cosa il nostro sito tratta e per quali parole va a concorrere con gli altri.

I siti web, come avrai intuito guardando tool come MOZ e Majestic, hanno assegnati dei valori: una Domain Authority e una Page Authority . Questi servono a darci una stima di come i motori di ricerca percepiscono il sito.
In base poi alla bontà dei link che puntano al nostro sito vengono inoltre assegnati altri due valori: Citation Flow e Trust Flow. Il Citation Flow guarda la quantità di link / citazioni mentre la Trust misura la fiducia, ovvero la qualità del sito stesso; sempre secondo al tool che stai utilizzando.

 

Tecniche di link building: 7 step facili da cui iniziare

  1. Creare contenuti linkabili o facilmente condivisibili sui social e in altri blog
  2. Recensioni o testimonianze
  3. Linkare altri autori può esser un buon metodo per farsi linkare a propria volta
  4. Spiare i competitor per capire che strategia usano per il loro sito
  5. Infografiche, video e contenuti speciali fatti di tuo pugno
  6. Suggerire i propri post in sostituzione di link corrotti
  7. Contattare l’admin di una pagina/blog e proporre un tuo articolo

 

Spiare i competitor

I passaggi sopra elencati sono abbastanza intuitivi. Ti starai magari chiedendo come spiare i link in entrata dei tuoi competitor: punto 4. In realtà, a tal fine, sono sempre utili i tool come Moz, Majestic; oppure utilizzando le suite seo viste fin ora come SEMrush.
Utilizzando MOZ, ad esempio, ti basterà inserire l’URL del sito che vuoi spiare e, negli “inbound links”, troverai la lista dei siti indirizzati a quello che hai preso in esame.

 

Grazie per esser arrivato fino in fondo nella lettura di questa piccola guida introduttiva alla SEO – questo è tutto!
Alla prossima e Good Luck! ^^

Guida SEO per principianti: 4 parte

guida seo parte 4

Esperienza utente e SEO: due amici inseparabili

Iniziamo quest’articolo con una domanda: è possibile fare un sito user friendly che sia esteticamente bello ma senza concetti interessanti? Certo! E’ possibile ma non andrà lontano. Lo stesso accade rendendo il post appetibile e “bello” per i motori di ricerca ma non facilmente fruibile agli utenti. Morale della storia è che il sito deve avere il giusto equilibrio.

Una tecnica che ancora, purtroppo, capita spesso di vedere nei footer di diversi siti web è il cosiddetto Keystuffing cioè un’inondazione di parole chiave per farsi notare – ormai negativamente – dai bot dei motori di ricerca.
Come ormai avrai capito far SEO è un test per misurare la tua pazienza.
Se non sei paziente allora meglio optare per un approccio diverso, utilizzando la SEM, che offre risultati nel breve termine  – se non ricordi cos’è, ne avevamo parlato anche qui 😉
Procediamo ora chiarendo alcuni concetti che troverai spesso in giro per il web: User Interface (UI) e User Experience (UX).

Iniziamo dall’UX e diciamo subito che è legata ad “aspetti tecnici”: “come fare concretamente qualcosa?” – ad esempio che tecnologia utilizzare per lo sviluppo di un sito web oppure dove inserire i contenuti affinchè vengano correttamente visualizzati nei dispositivi mobili – ; tutta una serie di accortezze che rendono piacevole e agevole l’uso del sito all’utente. La UI invece è quella parte di UX che riguarda l’interfaccia utente.

E’ importante la UX ai fini SEO?

Una domanda banale, se sei stato attento; abbiamo già introdotto l’articolo dicendo che ovviamente è importante ma perchè? I trend della SEO cambiano velocemente e quest’evoluzione è legata ai nuovi algoritmi messi in campo per ottimizzare i motori di ricerca. Durante la carrellata di info su come funzionano i motori di ricerca abbiamo visto che ci sono delle penalizzazioni e delle best practice o linee guida da seguire. Big G tiene molto all’esperienza utente e puoi analizzare il tuo sito sotto questo punto di vista sfruttando questo semplice tool:

google insight tool seo

In genere le parti da migliorare vertono su:

  • attivazione della compressione gzip
  • utilizzo di immagini ottimizzate 
  • tempi di risposta dal server
  • ecc

Lanciando da qui una scansione del sito inserendone l’url otterremo i risultati per mobile e desktop. Non pensare che debbano necessariamente esser simili i risultati che otterrai: dipende molto dalla versione del layout in formato responsive ecc.

seo per principianti tool insight

Un altro ottimo strumento, analogo a quello appena visto è GTmetrix; te lo consiglio in particolare per verificare “i tempi” del tuo sito.

seo per principianti: gtmetrix tool speed

Ci siamo! Siamo quasi al termine di questo brevissimo “mini-corso” sulla SEO. Abbiamo visto tutto quello che può servirti per iniziare la search engine optimization del tuo sito. Il prossimo post sarà dunque l’ultimo e parleremo principalmente di link building.

Guida SEO per principianti: 3 parte

guida seo per principianti parte 3

Parole chiave per la SEO: Come trovarle?

Nell’articolo precedente abbiamo accennato a due strumenti importanti; il primo, Answer the public, ed il secondo: un tool che tutti conosciamo anche solo per sentito dire, Google AdWords. Esistono in realtà molti altri servizi che, offrendo un piano trial di prova e uno pagamento, permettono di monitorare le parole chiave e offrire statistiche dettagliate come ad esempio la All in One SEO Suite di SEMrush e, per rimanere sul made in Italy, SEOZoom.

Preferisco parlarti di strumenti free perchè per iniziare sono i migliori in quanto accessibili a tutti nell’immediato ma, per fare SEO di mestiere, dovrai molto probabilmente utilizzare strumenti come quelli di cui ti ho parlato un istante fa; nota che anche l’autocomplete di google è un ottimo spunto per capire le parole chiave più gettonate, quindi non sottovalutarlo:

 

Abbiamo visto che per trovare le Keyword – parole chiave da inserire – è importante capire l’intento di ricerca, se ricordi qui avevo fatto vari esempi. Prima di inserire su google o in Answerthepublic parole a caso chiediti dunque qual è la finalità di ciò che stai facendo. Inoltre c’è un’altra cosa che devi sapere: le query di ricerca sono moltissime e spesso troverai tantissima “competitività”:

Su google come vedi “parole chiave seo”, per esempio, produce circa 312.000 risultati! Non sono pochi e per questa ragione devi sapere che dovrai imparare a utilizzare correttamente la lunghezza della “keyword” – sentirai parlare di coda lunga e coda corta quando ci si riferisce a questo argomento – e tra breve scopriremo perchè.

Prima cerchiamo qualche spunto su possibili keyword per questa breve guida introduttiva al seo e, ad esempio, potrei prendere spunto dai suggerimenti del tool nominato prima, scrivendo “seo guida”, e premendo invio avrò:

guida-seo-per-principianti 2017

 

Potrei prendere in considerazione questi suggerimenti. Alcune frasi sono articolate e molto lunghe altre più brevi. Come ci orientiamo? Visto che gli esempi sono meglio delle parole in molti casi, ho trovato un’immagine che al tempo mi chiarì le idee – è offerta da Mangools – e spero faccia al caso tuo:

 

Un alto volume di ricerca per “pizza”, che è una parola molto generica, come key trova un Low Engagement; quindi non restare sul generico, cerca di posizionarti con parole che siano medio – lunghe; dal grafico nascono cosi i i nomi di coda lunga e coda corta.

Ora dovresti aver chiaro che:

  • l’intento di ricerca è importante
  • devi avere in mente un target da raggiungere
  • nelle key è meglio evitare parole troppo generiche e dispersive
  • answerthepublic e autocomplete di google stesso possono darti spunti utili

A proposito di spunti per articoli e argomenti: su questi siti potresti aiutarti ad individuare il tuo target di riferimento:

  • Reddit
  • Quora – che da qualche mese è disponibile anche in italiano – qui il mio profilo ad esempio
  • Social network
  • Nei forum relativi al tuo settore…

 

Come inseriamo le parole chiave trovate?

CMS: WordPress e Yoast

Yoast è un bel plugin ma prima di parlarne è doveroso avvertirti che, se vuoi esser un fuori classe, non devi basarti ciecamente solo su quelli che sono gli standard dettati dalle statistiche che vedi in giro sul web.

semafori di yoast si o no?

 

I semafori di Yoast hanno creato scompiglio tra clienti e esperti del settore. Ma non solo, questo plugin vedrai ti offrirà una serie di indicazioni, anche numeriche sui testi ad esempio che sono standard noti; ottenuti da statistiche effettuate al fine di aiutarci.

Sperimenta sempre la soluzione migliore per te in base ai risultati che ottieni. Il seo è flessibile, devi esserlo anche tu! Con questo che voglio dire? Come ha fatto di recente notare Giorgio Taverniti, spesso i plugin sono fuorvianti; non esiste una lunghezza effettivamente utile lato seo, per gli articoli – ma yoast ti darà come riferimento un numero: 300 parole raccomandate.

Nella maggior parte dei casi potrebbero anche andare bene ma ragiona: davvero google tiene presente per ogni articolo il numero delle parole secondo te?
Yoast è ottimo per iniziare ma ricorda di andare oltre gli schemi e non fermarti all’apparenza.

Dopo questa doverosa premessa installa nel tuo CMS la versione di yoast per Wordpress. Una volta attivato, nella “pagine/articoli” avrai una schermata simile a questa in figura. Ora puoi cominciare a sperimentare le tue parole chiave e modificare i contenuti in base a ciò a cui abbiamo fatto riferimento fino a questo punto.

 

guida seo principianti

CODICE PURO

Va fatto un altro appunto. Visualizzando il codice di una pagina web, tra i tag, troveremo quanto inserito sopra con yoast o, se te la senti e conosci il codice HTML, potresti prendere in considerazione di fare qualche prova e inserire nell’head i tag title e meta description come ti mostro qui.html e seo: title e meta description

Il prossimo articolo è il penultimo, e l’argomento cardine sarà l’usabilità quindi UI/UX. Stay tuned!

Guida SEO per principianti: 2 parte

ricerca delle parole chiavi introduzione

Motori di ricerca e navigazione

Nelle puntate precedenti: abbiamo visto rapidamente come si comportano i motori di ricerca; in base ad ogni parola chiave da noi inserita si pongono la domanda: “Cosa si aspetta di trovare?” ; interpretano i “nostri intenti” mostrandoli nei risultati.

La serp è la pagina che visualizziamo a ricerca effettuata: ogni sito presente lì ha la forma di “snippet”. Quando il SEO rispetta un’etica e non usa “scorciatoie” – che potrebbero compromettere il sito agli occhi di Big G – si parla di White-hat; e punteremo a quello…giusto?!
Oggi prendiamo in considerazione più dettagliatamente i fattori che “fanno ranking”. Cioè i parametri che permettono al sito di emergere dalla marea di siti contendenti. Vedremo le parole chiave ed i tools per scovarle e, come già anticipato, cos’è il “follow” e il “nofollow”. Pronti? Via

 

L’intento di ricerca

Esistono 3 tipologie di intenti di ricerca:

  • Informativa
  • Navigazione
  • Transazionale

Ti dirò, non è facile individuare quella corretta perché spesso nei nostri “piani” di ricerca cadiamo in almeno due di queste categorie. Partiamo da una query che denota una ricerca informativa:
raffreddore search-intentcapitale della svezia-search-intent

Navigazionale
invece presuppone che tu sappia già cosa vuoi ottenere dalla ricerca. Ad esempio il sito di un brand o che offre contenuti che già in parte conosci e vuoi approfondire; come argomenti storici o di una determinata branca di tuo interesse ecc:

wikipedia-search-intent

Transazionale
, come il termine stesso suggerisce, hai in mente di effettuare un acquisto:
scarpe-nike-search-intenthotel-londra-search-intent

 

Quali sono i fattori che influenzano il ranking?

Secondo un sito autorevole in questo settore, quale è backlinko, alcuni dei fattori che Big G tiene in considerazione, quando i suoi bot scansionano il sito con l’intento di creare un “indice”, sono elencati qui. Volendo raggruppare i fattori in macro aree vediamo che hanno valenza i parametri che riguardano:

  • dominio host
  • livello delle pagine
  • livello del sito
  • backlink
  • interazione utente
  • social
  • brand
  • fattori on page
  • fattori off page


Brevemente:

Tieni presente che il tuo sito web deve esser su un web hosting che sia veloce a rispondere alle richieste di visualizzazione di una pagina a cui i browser vogliono accedere. Anche l’utente vuole, soprattutto da mobile, una pagina chiara e facilmente caricabile dal proprio device. Con questo intendo che devi presentare bene sia i contenuti che eventuali pulsanti/pop-up; che non devono sovrapporsi ne esser scomodi da chiudere/aprire.

Se non prendi i dovuti accorgimenti per migliorare l’ “esperienza utente” e l’ “usabilità del sito”chi accede ai tuoi post -anche se sono fantastici – scapperà via! Occhio poi a non caricare immagini non ottimizzate: ci sono diversi servizi online in cui comprimerle o, se utilizzi photoshop, ricorda di utilizzare salva per il web. Quando effettui l’upload delle immagini su wordpress ricorda di inserire una descrizione nell’ALT-Text; questo aiuterà quando l’immagine non può esser visualizzata, a capire cosa era presente in quello spazio, e nei software di lettura automatica dei testi.

Più link “di qualità” hai che portano al tuo sito migliore sarà il tuo “livello” o rank – far diventare il tuo sito autorevole richiede impegno: col tempo acquisterà punti ma le visite che ottieni sono fondamentali; non usare scorciatoie se puoi. I social aiutano a espandere il bacino utenti, condividi tenendo presente la natura dei social che usi: in pinterest e instagram fai risaltare i contenuti visuali – facebook, youtube e di recente linkedin, magari condividi articoli e video.

Prendi d’esempio quando scrivi i tuoi contenuti i libri: il titolo è rilevante giusto? usa i tag corretti in ogni parte, rispettando una scaletta:

esempio di come usare tag html testi seo

Presi i dovuti accorgimenti, di cui sopra, utilizziamo un tool di Google che ci viene in aiuto per capire cosa ottimizzare nei nostri siti web; lo strumento in questione è pagespeed insights.

 

Follow o noFollow? Che differenza c’è?

Tempo fa esisteva una scala di valori da 0 a 10, tanto amata da noi webmaster, da scalare. Era relativa ai link d’ingresso che un sito riusciva ad ottenere da altri siti; più link d’ingresso c’erano maggiore era la “valenza” del nostro sito. Ora questo punteggio ci viene dato in modo approssimativo tramite società che si occupano di effettuare monitoraggi e statistiche sui siti web; vedremo prossimamente majestic e moz per esempio.

Purtroppo molti utilizzavano affiliazioni a siti fittizi per scambio link, al fine di incrementare quel valore; con directory che non servivano ad altro. Quando i motori di ricerca hanno perfezionato i loro bot, le directory hanno perso valenza e quindi la loro “raison d’etre”, finendo nel dimenticatoio o addirittura a scomparire.
Perché questa digressione ti starai chiedendo. Semplice, i link erano di tipo follow e quindi i bot li seguivano e attribuivano “punteggio” senza porsi troppe domande. Ora non funziona più cosi! Non si guarda alla quantità di link entranti al nostro sito, ma alla loro qualità ed attinenza col nostro settore. Se ricevi tanti link ma di siti non attinenti al settore in cui operi, anche se il sito che linka è “autorevole”, avrai un punteggio basso.

Allora se ottengo link nofollow? Non è detto che non vengano presi in considerazione dai bot ma non hanno valenza seo! Ti ricordo che i bot sappiamo come operano ma solo a grandi linee – una parte dei loro comportamenti è nota solo ai produttori; in più trovo che sono utili “alle persone”, non credi?
Il rank distribuito viene detto anche link juice, se senti questo termine immagina qualcosa di questo tipo:

link-juice-immagine-follow-nofollow

Come capire se un link è follow o no?

Quando inserisci un link l’attributo “rel” ti permette di specificare i parametri di cui abbiamo parlato. Quando commenti sui social nei siti ecc, nota ispezionando il “sorgente della pagina” tramite il tuo browser che di default è impostato noFollow.

esempio-codice-noFollowQuesto per evitare spam o di disperdere troppo ranking ad esempio. Puoi nei CMS scaricare un plugin e impostare per ogni pagina/articolo/commenti se vuoi utilizzare o no rel=”follow”; attenzione ricordati dell’immagine sopra 😉

 

Come funzionano Majestic e Moz?

Majestic e MOZ sono dei siti molto utili per monitorare la seo del tuo portale ed offrono in particolare un valido aiuto nel capire: autorevolezza, backlink e analisi delle anchor text. Essendo strumenti simili ti parlerò brevemente di MOZ OSE – open site explorer. Offre sia un piano a pagamento che un servizio di analisi del sitoweb free: 3 url da analizzare al giorno.

Ovviamente la versione gratuita è più limitata ma per iniziare va più che bene. Tieni sott’occhio dunque i parametri: autorità dominio e autorità della pagina.

autorità dominio e pagina di moz ose

Il primo serve a darci un’idea dell’impatto del dominio e il secondo di quello della pagina; in più tra i backlink che vengono dati troverai anche un info utile per le penalizzazioni: lo spam score, qui info approfondite.

Perchè google adotta penalizzazioni? Big G tiene molto a non esser “preso in giro” e offrire contenuti di qualità ai suoi utenti, se fai il furbo, non rispetti le istruzioni per i webmaster/linee prima o poi lo capirà. Lo spam score ti aiuta a capire se sei a rischio di penalizzazione in base a diversi fattori che MOZ OSE prende in considerazione.

Dove cerco le parole chiave per il mio sito?

Vengono in aiuto diversi tool e se stai pensando a google adword hai fatto bingo. Troverai una marea di informazioni su come utilizzarlo ma fai attenzione che: il costo o altri elementi li presenti sono per la SEM – search engine marketing – quindi annunci a pagamento. Preferisco parlarti, ad esempio, di answer the public.

interfaccia di answer the public 2017


Inserisci una “parola”
e avrai una rosa di suggerimenti utili tra cui scegliere la parola chiave più utile ai fini della seo. Per oggi è tutto nella prossima lezione vedremo subito come scegliere tra le parole chiave date da answer the public e, confrontandole con quelle suggerite dal motore di ricerca stesso, capiremo dove inserirle nel sito – che sia gestito con un CMS o no!

Answer the public non è l’unica risorsa a tua disposizione, un’altra suite che puoi utilizzare stavolta per tutto quello che riguarda la SEO è SemRush. Uno strumento professionale di online marketing dalle innumerevoli funzioni. Puoi provarla gratuitamente cliccando sul banner di seguito. Avrai modo di vedere come funziona seguendo i miei prossimi post dedicati al suo utilizzo!


SEMrush

 

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