Guida SEO per principianti: 2 parte

ricerca delle parole chiavi introduzione

Motori di ricerca e navigazione

Nelle puntate precedenti: abbiamo visto rapidamente come si comportano i motori di ricerca; in base ad ogni parola chiave da noi inserita si pongono la domanda: “Cosa si aspetta di trovare?” ; interpretano i “nostri intenti” mostrandoli nei risultati.

La serp è la pagina che visualizziamo a ricerca effettuata: ogni sito presente lì ha la forma di “snippet”. Quando il SEO rispetta un’etica e non usa “scorciatoie” – che potrebbero compromettere il sito agli occhi di Big G – si parla di White-hat; e punteremo a quello…giusto?!
Oggi prendiamo in considerazione più dettagliatamente i fattori che “fanno ranking”. Cioè i parametri che permettono al sito di emergere dalla marea di siti contendenti. Vedremo le parole chiave ed i tools per scovarle e, come già anticipato, cos’è il “follow” e il “nofollow”. Pronti? Via

 

L’intento di ricerca

Esistono 3 tipologie di intenti di ricerca:

  • Informativa
  • Navigazione
  • Transazionale

Ti dirò, non è facile individuare quella corretta perché spesso nei nostri “piani” di ricerca cadiamo in almeno due di queste categorie. Partiamo da una query che denota una ricerca informativa:
raffreddore search-intentcapitale della svezia-search-intent

Navigazionale
invece presuppone che tu sappia già cosa vuoi ottenere dalla ricerca. Ad esempio il sito di un brand o che offre contenuti che già in parte conosci e vuoi approfondire; come argomenti storici o di una determinata branca di tuo interesse ecc:

wikipedia-search-intent

Transazionale
, come il termine stesso suggerisce, hai in mente di effettuare un acquisto:
scarpe-nike-search-intenthotel-londra-search-intent

 

Quali sono i fattori che influenzano il ranking?

Secondo un sito autorevole in questo settore, quale è backlinko, alcuni dei fattori che Big G tiene in considerazione, quando i suoi bot scansionano il sito con l’intento di creare un “indice”, sono elencati qui. Volendo raggruppare i fattori in macro aree vediamo che hanno valenza i parametri che riguardano:

  • dominio host
  • livello delle pagine
  • livello del sito
  • backlink
  • interazione utente
  • social
  • brand
  • fattori on page
  • fattori off page


Brevemente:

Tieni presente che il tuo sito web deve esser su un web hosting che sia veloce a rispondere alle richieste di visualizzazione di una pagina a cui i browser vogliono accedere. Anche l’utente vuole, soprattutto da mobile, una pagina chiara e facilmente caricabile dal proprio device. Con questo intendo che devi presentare bene sia i contenuti che eventuali pulsanti/pop-up; che non devono sovrapporsi ne esser scomodi da chiudere/aprire.

Se non prendi i dovuti accorgimenti per migliorare l’ “esperienza utente” e l’ “usabilità del sito”chi accede ai tuoi post -anche se sono fantastici – scapperà via! Occhio poi a non caricare immagini non ottimizzate: ci sono diversi servizi online in cui comprimerle o, se utilizzi photoshop, ricorda di utilizzare salva per il web. Quando effettui l’upload delle immagini su wordpress ricorda di inserire una descrizione nell’ALT-Text; questo aiuterà quando l’immagine non può esser visualizzata, a capire cosa era presente in quello spazio, e nei software di lettura automatica dei testi.

Più link “di qualità” hai che portano al tuo sito migliore sarà il tuo “livello” o rank – far diventare il tuo sito autorevole richiede impegno: col tempo acquisterà punti ma le visite che ottieni sono fondamentali; non usare scorciatoie se puoi. I social aiutano a espandere il bacino utenti, condividi tenendo presente la natura dei social che usi: in pinterest e instagram fai risaltare i contenuti visuali – facebook, youtube e di recente linkedin, magari condividi articoli e video.

Prendi d’esempio quando scrivi i tuoi contenuti i libri: il titolo è rilevante giusto? usa i tag corretti in ogni parte, rispettando una scaletta:

esempio di come usare tag html testi seo

Presi i dovuti accorgimenti, di cui sopra, utilizziamo un tool di Google che ci viene in aiuto per capire cosa ottimizzare nei nostri siti web; lo strumento in questione è pagespeed insights.

 

Follow o noFollow? Che differenza c’è?

Tempo fa esisteva una scala di valori da 0 a 10, tanto amata da noi webmaster, da scalare. Era relativa ai link d’ingresso che un sito riusciva ad ottenere da altri siti; più link d’ingresso c’erano maggiore era la “valenza” del nostro sito. Ora questo punteggio ci viene dato in modo approssimativo tramite società che si occupano di effettuare monitoraggi e statistiche sui siti web; vedremo prossimamente majestic e moz per esempio.

Purtroppo molti utilizzavano affiliazioni a siti fittizi per scambio link, al fine di incrementare quel valore; con directory che non servivano ad altro. Quando i motori di ricerca hanno perfezionato i loro bot, le directory hanno perso valenza e quindi la loro “raison d’etre”, finendo nel dimenticatoio o addirittura a scomparire.
Perché questa digressione ti starai chiedendo. Semplice, i link erano di tipo follow e quindi i bot li seguivano e attribuivano “punteggio” senza porsi troppe domande. Ora non funziona più cosi! Non si guarda alla quantità di link entranti al nostro sito, ma alla loro qualità ed attinenza col nostro settore. Se ricevi tanti link ma di siti non attinenti al settore in cui operi, anche se il sito che linka è “autorevole”, avrai un punteggio basso.

Allora se ottengo link nofollow? Non è detto che non vengano presi in considerazione dai bot ma non hanno valenza seo! Ti ricordo che i bot sappiamo come operano ma solo a grandi linee – una parte dei loro comportamenti è nota solo ai produttori; in più trovo che sono utili “alle persone”, non credi?
Il rank distribuito viene detto anche link juice, se senti questo termine immagina qualcosa di questo tipo:

link-juice-immagine-follow-nofollow

Come capire se un link è follow o no?

Quando inserisci un link l’attributo “rel” ti permette di specificare i parametri di cui abbiamo parlato. Quando commenti sui social nei siti ecc, nota ispezionando il “sorgente della pagina” tramite il tuo browser che di default è impostato noFollow.

esempio-codice-noFollowQuesto per evitare spam o di disperdere troppo ranking ad esempio. Puoi nei CMS scaricare un plugin e impostare per ogni pagina/articolo/commenti se vuoi utilizzare o no rel=”follow”; attenzione ricordati dell’immagine sopra 😉

 

Come funzionano Majestic e Moz?

Majestic e MOZ sono dei siti molto utili per monitorare la seo del tuo portale ed offrono in particolare un valido aiuto nel capire: autorevolezza, backlink e analisi delle anchor text. Essendo strumenti simili ti parlerò brevemente di MOZ OSE – open site explorer. Offre sia un piano a pagamento che un servizio di analisi del sitoweb free: 3 url da analizzare al giorno.

Ovviamente la versione gratuita è più limitata ma per iniziare va più che bene. Tieni sott’occhio dunque i parametri: autorità dominio e autorità della pagina.

autorità dominio e pagina di moz ose

Il primo serve a darci un’idea dell’impatto del dominio e il secondo di quello della pagina; in più tra i backlink che vengono dati troverai anche un info utile per le penalizzazioni: lo spam score, qui info approfondite.

Perchè google adotta penalizzazioni? Big G tiene molto a non esser “preso in giro” e offrire contenuti di qualità ai suoi utenti, se fai il furbo, non rispetti le istruzioni per i webmaster/linee prima o poi lo capirà. Lo spam score ti aiuta a capire se sei a rischio di penalizzazione in base a diversi fattori che MOZ OSE prende in considerazione.

Dove cerco le parole chiave per il mio sito?

Vengono in aiuto diversi tool e se stai pensando a google adword hai fatto bingo. Troverai una marea di informazioni su come utilizzarlo ma fai attenzione che: il costo o altri elementi li presenti sono per la SEM – search engine marketing – quindi annunci a pagamento. Preferisco parlarti, ad esempio, di answer the public.

interfaccia di answer the public 2017


Inserisci una “parola”
e avrai una rosa di suggerimenti utili tra cui scegliere la parola chiave più utile ai fini della seo. Per oggi è tutto nella prossima lezione vedremo subito come scegliere tra le parole chiave date da answer the public e, confrontandole con quelle suggerite dal motore di ricerca stesso, capiremo dove inserirle nel sito – che sia gestito con un CMS o no!

Answer the public non è l’unica risorsa a tua disposizione, un’altra suite che puoi utilizzare stavolta per tutto quello che riguarda la SEO è SemRush. Uno strumento professionale di online marketing dalle innumerevoli funzioni. Puoi provarla gratuitamente cliccando sul banner di seguito. Avrai modo di vedere come funziona seguendo i miei prossimi post dedicati al suo utilizzo!


SEMrush

 

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Il traffico fantasma su analytics: i ghost referral spam

ghost spam ga

ghost referral spam

 

Cosa si intende per “referral” fantasma?

Navigando si effettuano diverse operazioni. Cliccare su un link che indirizza ad una nuova pagina, ad esempio, è una di queste.
Il sito da cui proveniamo, che ci reindirizza al nuovo, è un “referrer”. L’atto di cliccare su di un link, un banner ecc fa di noi dei “referral”.

In questo passaggio da un sito ad un altro, molte informazioni vengono registrate a fini statistici. Se l’utente però in realtà non esiste, ma è un bot, queste informazioni non sono “reali” ma vengono dette “fantasma”! Il risultato è che falsano le rilevazioni di google analytics.

Da notare che i bot che inviano a GA valori falsi, senza visitare il sito, fan parte del ghost spam. Ce ne potrebbero però esser altri che, generano visite fasulle, accedendo però realmente al portale.

Ora, qualche utente potrebbe dire, poco male ho delle visite registrate in più! Quelle visite non esistono se si tratta di referral fantasmi, e si nota da diversi fattori. Le colonne in arancione, nello screen seguente, contengono l’estratto di GA da valutare:

ghost referral spam
Riepilogando se vi è capitato di notare del traffico “sospetto”, controllando su analytics le visite al vostro portale web, dovrete stabilire se si tratta davvero di “ghost referral spam”, e in caso porvi rimedio. Alcuni campanelli d’allarme da tener presenti sono:

  • il dominio – ad esempio: abc.xyz, boltalko.xyz, ecc (un piccolo appunto: risulta “unknow” o “not-set” come host nella sezione “dimensioni” di ga nella maggior parte dei casi presi in esame)
  • la frequenza di rimbalzo – alta o allo 0 %
  • la durata – spesso tra 0.00.00 e 1.

Tali valori vanno analizzati nell’insieme!

Per chi non ha mai visto questi dati, potrebbero non esserci differenze tra una situazione normale (generata da visite vere) e una che viene a crearsi a seguito di un bot; ci vuole dunque “l’occhio”. Con il tempo però verrà palese notare la differenza tra traffico “artificiale” e non.

Detto questo se non avete mai fatto caso alle statistiche andate su Analytics in Acquisizioni > Referral e ci saranno tutte le informazioni che occorre analizzare. Bloccare il sito che riporta al vostro, nel fenomeno di cui stiamo accennando, non ha molto senso, è sconsigliato.

Una soluzione per chi usa CMS, potrebbe essere installare dei plug-in che si occupano di “arginare” il tutto (o almeno ci provano…in quanto non funzionano sempre come sperato). Mentre la soluzione ottimale è utilizzare Google Analytics stesso, impostando dei filtri; il consiglio è utilizzare le “viste” in abbinamento per mantenere un confronto tra prima e dopo filtro.
Eccoci arrivati alla conclusione di questa breve introduzione ai ghost referral spam (o traffico fantasma) rivolto ai meno esperti.

Non preoccupatevi se inizialmente sarà difficile orientarsi sui dati… Good Luck!