Come firmare un documento PDF senza stamparlo

Molto spesso ci capitano tra le mani dei documenti in formato PDF e non sappiamo come fare a compilarli. In realtà grazie alle innumerevoli applicazioni disponibili per i nostri smartphone questo non è più un problema.
  

Come compilare un PDF da Smartphone

Quante volte riceviamo sullo smartphone, tramite WhatsApp e Telegram, documenti in Pdf? Il modo migliore per gestirli, se non abbiamo la possibilità di accedere a questi file tramite un computer fisso, è utilizzare delle App apposite per mobile. Tra le soluzioni gratuite per compilare moduli senza stamparli troviamo le seguenti applicazioni: Adobe Fill & Sign e PDF Extra. Disponibili sia per Android che iOS nei rispettivi store.

Inutile dire che anche il caro vecchio Adobe Acrobat Reader è disponibile per cellulare ed è tra i migliori software in assoluto quando si parla di compilare o firmare agevolmente i nostri documenti pdf. Nella prossima sezione infatti troverai, passo dopo passo, come scrivere su di un PDF utilizzando Acrobat Reader.
  

Firmare PDF gratis da cellulare con Acrobat Reader

Supponiamo di aver ricevuto via WhatsApp o tramite mail un PDF e di averlo quindi scaricato sul cellulare. Il primo step è installare l’applicazione di Adobe, Acrobat Reader. Fatto questo passiamo ad aprire il file da compilare sull’App. Nella sezione “recenti” della Home dovresti visualizzare gli ultimi pdf scaricati, così non fosse puoi sempre effettuare una ricerca dall’apposita icona a forma di lente di ingrandimento. Iniziamo…
  

Firmare il modulo PDF

Dopo aver aperto un file segui i passaggi di seguito alla lettera.

  • Apri il file PDF;
  • Clicca in basso, sull’icona blu a forma di matita;
  • Apparirà il tasto “Compila e Firma”;
  • Clicca ora sull’icona a destra, a forma di stilografica;
  • Vai su “Crea firma” per aprire l’interfaccia dove firmare;
  • Scegli uno spazio del documento e clicca per apporre il tuo autografo.

 
Se hai effettuato tutti gli step nel modo corretto avrai visualizzato le seguenti schermate, ecco le immagini riassuntive:

screenshot passaggi per firmare su acrobat reader mobile
Screenshot Acrobat Reader Mobile – Come firmare un pdf

  

Cosa sono i PDF editabili

Ho preferito parlarti di Acrobat Reader per due motivi, il primo è che il formato PDF (Portable Document Format) è stato sviluppato da Adobe attorno agli anni 90, questo rende gli strumenti come Acrobat Reader e la sua versione PRO, tra i più completi per manipolare questo tipo formato. Il secondo motivo è perché volevo introdurti il concetto dei file PDF editabili.

Aprendo un documento PDF pensato a monte come editabile con alcune App gratuite, o già installate di fabbrica sul nostro smartphone, non sempre è possibile sfruttare i benefici di un PDF editabile.
Se lo stesso file PDF invece viene aperto su Acrobat allora appariranno dei box, predisposti appositamente per l’utente, in corrispondenza delle sezioni da compilare. Per inserire facilmente i nostri dati nel PDF useremo solo la tastiera del nostro dispositivo o un banale click.

A questo punto, la domanda che probabilmente ti starà balenando in mente riguarda la questione della validità legale di questi file. Firmare un documento tramite lo screen del tuo dispositivo smartphone, o tablet che sia, è considerato al pari della firma cartacea. Se ci pensi bene ormai questa modalità di validazione è in voga da tempo anche nei vari uffici istituzionali quindi è, a tutti gli effetti, una maniera consona di firmare purché il tutto risulti ben leggibile.

    
Hai un’enorme quantità di file PDF da modificare o vorresti renderne qualcuno editabile e non sai come fare? Inviami un messaggio.

Google LightHouse, perché è importante?

logo lighthouse google

I tempi di caricamento e di interazione tra gli utenti e le nostre pagine interessano molto ai motori di ricerca, tanto da spingerli a preoccuparsi costantemente di trovare nuove soluzioni per testare le performance di siti internet e web app. LightHouse è un tool gratuito che non solo di occupa di monitorare le prestazioni dal punto di vista di velocità, ha un raggio d’azione di gran lunga più ampio. Scopriamo insieme le funzionalità di LightHouse e come integrarlo nel nostro browser.

Il punto di forza di questo nuovo standard è il suo ampio spettro d’azione, un alleato utile quando si tratta di siti e, in particolare, le “progressive web app” conosciute con l’acronimo di PWA.
Il fatto poi che queste nuove metriche quasi coincidano con il periodo di uscita del nuovo tool di Mountain View non è un caso. I web vitals, rappresentati da valori come LCP, FID e CLS che vanno ad influenzare sia le performance del sito che il suo posizionamento. Ecco perché hanno suscitato clamore da parte della comunità di esperti del settore web.


Come integrare LightHouse nel Browser

Alla stregua di qualsiasi altro addons, basta recersi all’interno del centro estensioni di Chrome o Mozilla e scaricare il file da lanciare per l’integrazione. Al termine della procedura, se hai abilitato l’estensione, in alto a destra dovresti visualizzare un “faro”, simbolo di Light House.
Se il tuo browser di riferimento è Chrome, ti ricordo che puoi gestire singolarmente i check “abilita” o “disabilita” di ogni addons dal menù “impostazioni”, o digitando nell’url:

chrome://extensions/

Mentre su Mozilla Firefox, dal menù impostazioni, in componenti aggiuntivi, è presente la voce “estensioni”. In alternativa puoi scrivere nello spazio url quanto di seguito e cliccare su invio:

about:addons



Da ora in poi quando andrai ad “ispezionare un elemento” (combinazione di “Ctrl+Maiusc+I” per utenti Windows), tra le voci che potrai utilizzare sarà cliccabile una nuova tab con etichetta “lighthouse”.

ispeziona elemento con la  tab google lighthouse in Chrome


Conclusioni

Questo appena visto non è l’unico tool che ci consente di avere un audit delle performance di siti, web app, blog o qualsivoglia portale. Esistono numerose soluzioni in alternativa a LightHouse come PageSpeed Insight, PingDom o GTMetrics. Quest’ultimo proprio di recente ha implementato all’interno dei suoi algoritmi anche questo nuovo “standard”, includendo i “web vitals” dettati da Google.

Nonostante sia ancora garantita una modalità “legacy” in GTMetrix, che analizza il sito con le vecchie librerie, presto o tardi tutti quanti andranno verso lo standard dettato da LightHouse. Il consiglio quindi è di iniziare subito ad creare i tuoi report seguendo quest’ottica.

Come hai appena avuto modo di apprendere, c’è un’ampia gamma di tool utili per migliorare l’usabilità del tuo portale o quello dei tuoi clienti. Basta scegliere lo strumento che più si adatta al tuo progetto.
Good Luck!

Google Sandbox

la sandbox di google

Tutti quanti abbiamo avuto a che fare con un sito nuovo di zecca da posizionare online perciò sappiamo bene quanto sia, a volte, difficile farlo emergere. Scontrarsi con colossi che sono in piedi da sempre è una grande fatica; soprattutto per parole chiave che sono concorrenziali. Sandbox o non Sandbox è questo il problema!
Secondi alcuni esperti SEO la Sandbox di google non è affatto un fantasma ma è più reale di quanto si immagini. C’è di fatto però che Big G non ha mai dato notizie sulla sua esistenza quindi le considerazioni che faremo non sono ufficializzate dal noto colosso digitale.

sandbox

Cos’è la google sandbox?

Sandbox vuol dire “insabbiare” e quello che farebbe con i nuovi siti web Google è proprio questo. Supponiamo di avere un nuovo sito web, questo non è ancora entrato a far parte del database di Google. Non conoscendo molto sulla sua “attendibilità”, sulla periodicità dei suoi aggiornamenti, su che andamento o taglio andrà a seguire entrerà in gioco la sandbox. E’ come mettere in quarantena il sito, per un periodo più o meno breve, in attesa di capirci qualcosa. Davvero i crawler di google farebbero questo ad un sito web appena avviato?

Perché si pensa che esista una sandbox?

Rand Fishkin di Moz (noto tool utilizzato per la SEO), riteneva insieme ad altri che il suo sito fosse stato sottoposto, per molti mesi, alla google sandbox:

SEOmoz è finalmente privo di sandbox per la prima volta dal nostro passaggio a questo dominio 9 mesi fa

Sappiamo già che rispetto ad altri motori di ricerca google è molto più attento e selettivo nello scegliere i primi 10 post che appaiono in prima pagina. Se prendiamo ad esempio come punto di riferimento Bing, e monitoriamo alcuni siti web appena sfornati notiamo che i risultati rispetto Google sono diversi; non mostrano dunque alcuna penalizzazione. Questo è uno dei motivi che ha portato molti esperti SEO ad ipotizzare l’esistenza di un algoritmo sandbox di google.

Osservando i fattori che influenzano i google bot per un sito web appena avviato tra i più importanti dobbiamo elencare sicuramente questi 3:

    • Autorità del Dominio;
    • Mancanza di contenuti o di informazioni sulla periodicità con cui il sito li aggiorna;
    • Segnali da parte degli utenti.

Quanto durerebbe questo periodo di insabbiamento?

Abbiamo fin ora parlato di ipotesi dunque anche il periodo di sandbox, nel caso esistesse, si tratta di una ipotesi. Alcuni dicono qualche mese ma, a conti fatti, non è certo; potrebbero passare solo diverse settimane, mesi o addirittura anni prima di spuntarla. Ha senso questo algoritmo o questa serie di algoritmi? Sì, sai quanto google detesta notizie false, spam e siti di poco valore.
Per concludere ti lascio riflettere su una delle affermazioni di John Mueller – Webmaster Trends Analyst di Google:

Per quanto riguarda la sandbox, non abbiamo davvero questa sandbox tradizionale di cui un sacco di SEO erano soliti parlare negli anni passati. Abbiamo un certo numero di algoritmi che potrebbero sembrare simili, ma questi sono essenzialmente solo algoritmi che cercano di capire come il sito web si adatta al resto dei siti Web che cercano di classificare tali query.

Per ulteriori info e curiosità ti rimando al blog ufficiale di ahrefs che tratta in modo più approfondito l’argomento.

Hosting Solution: Vhosting, un host italiano

hosting italiani

Sviluppando i tuoi progetti web ti sarai più volte chiesto “a quale servizio hosting dovrei affidarmi”. Una domanda tutt’altro che banale visto che, il benessere del tuo sito, è legato anche all’hosting che andrai ad acquistare. Quali sono i migliori hosting italiani per siti web creati con CMS come WordPress o Prestashop?
Andiamo ad analizzare insieme tutte le caratteristiche utili per scegliere il piano hosting ideale per il nostro sito web o blog.

Indice:
Hosting cos’è
Come scegliere il miglior hosting wordpress
Hosting solution? Vhosting


immagine stilizzata di un hosting
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Hosting, cos’è?

L’hosting ci permette di avere uno spazio web in cui inserire i nostri file (pagine, immagini, video e altre risorse) rendendoli accessibili tramite una URL. Acquistando l’host per un sito web andremo tipicamente anche ad acquistare, e registrare, un nome a dominio (es. nomesito.estensione); che ci distingue dagli altri siti o competitor online.

Esistono molte soluzioni host! Sentirai parlare di hosting condiviso, dedicato, vps
Il caso più diffuso è l’hosting condiviso dove i server, quindi le macchine che consento l’allocazione delle risorse, possono ospitare più “utenti diversi“ in una sola macchina.
Quando senti parlare di servizi dedicati è perchè puoi avere un intero server tutto per te.
Un compromesso tra i due casi appena visti è il VPS, che opera una virtualizzazione di un ambiente che, nonostante è condiviso, è comunque indipendente – leggi di più sull’argomento.
Selezionare il tipo di hosting dipende dal nostro budget e da parametri che possono esser personali (quindi alle nostre preferenze – per esempio potremmo preferire, come amministrazione, il pannello CPanel al Plesk) oppure necessità più tecniche.
Prima di comprare un piano hosting ci vengono elencate tutte le specifiche dello spazio in acquisto:
dal tipo di database che vogliamo utilizzare (MySQL, MariaDB…) al sistema operativo del server (Linux o Windows) a parametri tecnici (se stiamo comprando un hosting condiviso piuttosto che dedicato, che versioni di software avremo disponibili – ad esempio Php dalla versione 5 alla 7.2 – ecc).

 

Cosa considerare per scegliere il miglior hosting WordPress?

Parlando di WordPress avremo bisogno di un hosting che supporti i seguenti requisiti che, come indicato da wordpress.org, sono necessari per l’installazione dell’ultima versione del nostro CMS:

PHP 7.3+ o superiore
MySQL 5.6+ o superiore
MariaDB 10.0+ o superiore
HTTPS compatibilità protocollo

“E’ tutto!” come dicono su WordPress Italia


Accanto a questi criteri, per stabilire la valenza di un servizio, sono molto importanti i valori di:

Uptime – deve essere almeno 99,95 %
Speed/Load time ovvero il tempo di caricamento
Supporto/Servizio clienti


L’uptime è il tempo in cui viene garantita la visibilità del tuo sito online, capisci dunque che più è basso meno garanzie hai nell’arco dell’anno. Il Load time riguarda la velocità di caricamento e ti permette di stabilire le performance del server che utilizzi in termini di velocità e lentezza nel caricamento delle risorse. Un esempio di comparazione tra Siteground e BlueHost puoi trovare altre comparazioni qui

Per quanto riguarda l’assistenza alcuni hosting offrono una assistenza completa, intervenendo direttamente sulle problematiche del sito. Altri invece si limitano al supporto ticket e telefonico intervenendo solo per problematiche relative al server. Alcuni danno la possibilità di aprire dei ticket (richieste d’assistenza) free ed a pagamento. In quest’ultimo scenario puoi comprare un intervento aggiuntivo che sarà eseguito dallo staff hosting al posto tuo (utile nel caso di problemi relativi al sito che non riesci a risolvere in autonomia).

Esistono tantissimi servizi di web hosting in giro per la rete che puoi provare ad utilizzare; negli anni non mi sono mai soffermata ad utilizzare un solo Host e ti consiglio di testarne diversi se sei un freelance.

Alcuni brand, come Vhosting ad esempio, hanno la Garanzia SLA, ovvero sull’Uptime; se il sito si aggira attorno al 97,5% di uptime ottieni un rimborso.
Non dimentichiamo poi di attivare sempre i certificati SSL che permettono l’utilizzo dell’https sul sito e ne garantiscono una maggiore sicurezza.
Attenzione! Se non sei pratico richiedi una consulenza soprattutto se devi migrare da http ad https.

In principio non tutti quelli che offrivano un servizio host erano in grado di fornire uno spazio ottimizzato per supportare al meglio i più comuni CMS (come joomla, wordpress, prestashop, magento e simili). Ormai c’è un’inversione di tendenza per cui difficilmente troverai, almeno ce non lo scegli appositamente, un piano che non sia stato creato per installarci dentro uno tra i content management system più diffusi e, se devi utilizzare CMS e non sei pratico, opta per uno di questi! Avrai a disposizione, il più delle volte, Softaculous: un modo facile e veloce per installare in poche mosse wordpress e simili.

 

Hosting solution? Vhosting

Nel mio percorso online ho utilizzato molti hosting differenti: Aruba, Tophost, Hostgator, OVH, Serverplan ecc. Tra le mie ultime scoperte c’è Vhosting. Se non lo hai mai testato ti consiglio di tenerlo in considerazione e dargli una possibilità.
Se i tuoi servizi sono rivolti all’Italia è conveniente avere uno spazio web con datacenter in Italia (non tutti gli hosting sono italiani o hanno datacenter localizzati qui).
Ma è davvero utile controllare un parametro come questo ovvero “i datacenter” degli hosting che usiamo? Si, può tornarti utile (pensa al load-time).

Supponiamo che gestisci o sei proprietario di un e-commerce o di siti in multilingua. In questo scenario vai a rivolgerti a più Paesi. Potresti valutare opportunamente di installare dei CDN (questi ultimi renderanno più veloce l’accesso al tuo sito da parte degli utenti dislocati in nazioni diverse). Con Vhosting hai la possibilità di attivare subito i CDN, appena acquistato il tuo piano; o effettuando un upgrade. Vedremo tutti i vantaggi e le caratteristiche di Vhosting a breve. Ricorda, è importante ed è tuo diritto sapere/poter richiedere, in qualsiasi momento, come e dove sono conservati i tuoi dati! Non scegliere servizi scadenti o dove non hai garanzia sulle risorse che vai ad inserire online!
Ti parlo di questo perchè magari hai sentito parlare di hosting oltre-oceano…
No? Bene, se sei curioso di saperne di più, puoi approfondire l’argomento leggendo cosa sono gli hosting off-shore.

Detto questo andiamo subito ad analizzare i pacchetti Vhosting iniziando da Hosting WordPress Veloce, cosa lo distingue dall’altro?
La principale differenza è dovuta al web server Apache contro l’LSWS (LiteSpeed Web Server); la versione Super Veloce si avvale in più di dischi di archiviazione SSD e di una “super cache”.
Una volta optato per Vhosting Super Veloce o Veloce dovrai scegliere, in base alle fasce di prezzo, tra 3 piani che sono diversi principalmente per lo spazio che hai a disposizione per le tue risorse web; dai uno sguardo nel dettaglio ai piani host qui.



Se è da molto tempo che tieni sott’occhio i prezzi dei piani hosting per stabilire quale sia il migliore su cui trasferire, o aprire, il tuo prossimo sito rifletti sul budget del tuo progetto e sulle prestazioni che necessita. Esiste sempre un piano più economico rispetto un altro ma non sempre a pari fascia di servizi.

Siteground, ad esempio, che è considerato tra i migliori hosting WordPress insieme a BlueHost, ha i suoi datacenter in 4 località diverse che non comprendono attualmente l’Italia. In più offre un piano conveniente al lancio che però, al rinnovo del servizio (superato il primo anno), tende alle 100€/annue – già utilizzando il piano Startup.
Vhosting invece resta stabile senza aumenti di prezzo nei rinnovi successivi.

 



Come avrai capito tutto dipende dal tipo di progetto che andrai a realizzare: quanto budget sei disposto a spendere al mese/anno, quanto spazio ti occorre online, dai certificati e tecnologie che vuoi utilizzare + tutte le valutazioni fatte fin ora.

 

I buoni regalo di Amazon

buoni regalo di amazon

Molti e-commerce come Amazon danno la possibilità di utilizzare dei Buoni Regalo. Queste “card” possono essere sfruttate in diversi modi una volta acquistate. Vediamo insieme nel dettaglio: come funzionano i buoni, dove comprarli e come usarli in prima persona o come regalo!
 
Indice:
Cos’è il buono regalo Amazon
Dove si compra
Come funziona: dove inserire il codice

Cosa sono i buoni di Amazon?

In molti punti vendita dei centri commerciali avrai visto degli espositori con in mostra delle gift card, come quelle di Netflix, Google Play, Apple Store e quella Amazon! Al loro interno è presente un codice alfanumerico che permette, al possessore, di fare acquisti all’interno della piattaforma scelta; nel nostro caso all’interno di Amazon.
Non tutti sanno forse che online accedendo al portale di amazon si possono comprare le gift card, in modo digitale, fisico e, nel caso vogliate regalarle per qualche occasione, sotto forma di simpatici cofanetti regalo.


 
E’ utile acquistarle online per avere un’ampia possibilità di scelta; che magari nel negozio fisico non sempre troverai. Puoi decidere infatti di che taglia desideri generare i buoni regalo amazon! La cifra di partenza va da circa 1 euro a 200€. In formato “da stampare” invece si possono superare di gran lunga i 200 euro!
Non devi preoccuparti poi di dover spendere tutto in un’unica soluzione! Puoi fare più acquisti in momenti diversi finché il tuo saldo permette.

Potresti dirmi a questo punto, se ho già collegato il mio account amazon ad una carta di credito o prepagata perché dovrei utilizzare un buono amazon?
Supponiamo che tu abbia a tua disposizione una gift card, potrai evitare di caricare la tua prepagata e sfruttare il credito del buono; senza andare ad intaccare il tuo credito. Comodo no? Vedremo a breve come…
 

Dove si acquistano?

Puoi trovare questi buoni regalo online cercando sul sito di amazon o, se preferisci, ti ho lasciato qui sotto i link dove trovare pacchetti da 20 euro a 200 euro!
In alternativa puoi sempre trovarle in punti vendita come Mediaworld, Unieuro e simili; personalmente mi ci imbatto spesso al centro commerciale 😉
 

Come utilizzare il buono regalo?

Abbiamo diversi scenari da tenere presenti ma tutti ci riconducono ad un codice: quello della gift card. Quindi che tu abbia ricevuto in regalo una card da riscattare su amazon, o che tu ne abbia comprata una da utilizzare per i tuoi acquisti avrai comunque un codice alfanumerico. Il primo passo è effettuare il login su Amazon; se non hai un account devi crearlo.
Una volta dentro vedrai la voce “Buoni regalo” nel pannello, cliccandola arriverai alla pagina dedicata a tutto quello che riguarda le gift card con relativa voce “Aggiungi un Buono Regalo al tuo account”.
Gli stessi step appena illustrati li ritrovi qui sotto in forma visuale, per orientarti, una volta che sarai loggato 😉
 
step aggiungi buono regalo amazon
 

Vuoi regalare un buono e non sai come fare?

Vediamo ora tutti i passaggi necessari per generare il codice. Puoi infatti scegliere se:

    • ottenerlo subito (su posta elettronica, o in formato da stampare);
    • inviarlo fisicamente (sarà spedita da amazon tramite corriere la gift card nuda e cruda, dentro un biglietto di auguri oppure in un cofanetto regalo… a te la scelta!).

Se non sai cosa regalare i buoni sono un ottimo sistema! Utili perché i tuoi amici, parenti o chiunque vorrai potrà acquistare quello che desidera in uno degli e-commerce più forniti di sempre. Torniamo a noi, ricordi “la pagina Buoni regalo”, è il pannello d’accesso a tutti i “servizi gift”. Saranno infatti selezionabili i seguenti tipi di buoni: Digitali, da stampare, in biglietto d’auguri e nella famosa versione cofanetto.
 
tipi di buoni regalo su amazon 

Vediamoli uno ad uno:

  • Digitali: ti verrà fornito il codice ed inviato a mezzo digitale sarai tu che, una volta che amazon ti notificherà il codice, dovrai inoltrarlo alla persona a cui vuoi regalarlo (tramite messaggi di posta elettronica, whatsapp, telegram ecc);
  • Da stampare: se scegli questa opzione ti verrà inviata una mail con la gift card da stampare e dare a mano al fortunato destinatario della gift;
  • In biglietto d’auguri: ti permette di far spedire, tramite corriere amazon, una gift card nascosta dentro un biglietto di auguri. Nota però che dovrai fornire il recapito durante la fase d’acquisto – altrimenti sarai tu a ricevere il bigliettino per poi ri-consegnarlo di presenza o per posta;
  • Cofanetto: è simile al biglietto d’auguri cambia il pacchetto che contiene la gift card, non sarà più un bigliettino ma un cofanetto con la forma che sceglierai (anche qui puoi specificare il destinatario della consegna o riceverlo tu per poi donarlo a mano).

 
Siamo arrivati alla fine di questo articolo dedicato ad amazon se il post ti è stato utile condividilo 🙂 a presto!

Yoast seo plugin: un bug nella versione 7

yoast v7 bug

Qualche giorno fa è apparso sul sito del noto plugin SEO Yoast un importante avviso riguardante un bug riscontrato nella versione 7.0 che, in molti siti web, ha causato una perdita di traffico e di “ranking” nelle classifiche della SERP.  Vediamo ora nel dettaglio cosa è successo.
Il bug ha avuto inizio con la scheda denominata “Media” – la voce incriminata è infatti “Media & Attachment URLs” settabile su “yes” o “no”.

Responsabile del bug dunque è stata quest’opzione ma quale è il suo funzionamento? Cosa è andato storto con l’update del 6 Marzo 2018 e soprattutto come risolvere il problema con i motori di ricerca? Nella Dashboard di WordPress, alla voce SEO, il plugin Yoast dovrebbe mostrarti un avviso simile a questo:

yoast avviso
   

Media & Attachments: cosa sono normalmente?

Nei CMS come WordPress quando un’immagine viene caricata, di default, è prevista la creazione di una nuova URL oltre a quella dell’immagine – detta di “attachments”; quest’ultima è considerata in molti casi dannosa per la SEO. Per quale motivo? Il suo utilizzo incrementa il numero di contenuti presenti nel tuo sito e spesso non è utilizzata come dovrebbe.

your attachment URL’s are an important aspect of your site. You’re linking actively to these pages and these pages have real content on them (more than just a photo).

L’intento dei creatori del plugin è dunque quello, attraverso l’abilitazione del check in Media & Attachments, di rimediare a questo problema.
 

Il Bug di Yoast: cosa non ha funzionato?

The bug was simple yet very painful: when you updated from an earlier version of Yoast SEO to Yoast SEO 7.0-7.0.2 (specifically those versions), we would not always correctly convert the setting you had for the old setting into the new one. We accidentally set the setting to ‘no’. Because we overwrote the old settings during the update, we could not revert this bug later on.

In breve nel passaggio tra una versione e l’altra di yoast accidentalmente è stato settato “no” di default perdendo inoltre le vecchie preferenze in uso.
Chi non conosceva questa impostazione o non la riteneva interessante avrà probabilmente lasciato il check su “No” nella “scheda Media” prima di tutto questo. Se non hai utilizzato molto i file come “Attachments” (è il mio caso) non dovresti aver avuto problemi. Secondo quanto afferma John Mueller di Google il problema non dovrebbe aver dato luogo a effetti negativi in buona parte del web.
Diversi utenti che utilizzano yoast però hanno riscontrato più di altri il problema e per questo sono stati previsti diversi scenari ed stato rilasciato un “search index purge plugin”.
 

Soluzioni previste dal team Yoast e da Google

Le soluzioni che sono state rese note dipendono da diversi scenari. Innanzi tutto: il vostro sito ha avuto un calo di ranking o di traffico negli ultimi 2-3 mesi? Vediamo nel dettaglio i casi possibili:

  1. Il traffico e il ranking dei tuoi siti – negli ultimi mesi – sono rimasti nella norma: 
    Se la risposta a questa domanda è si: vai nella scheda Media di Yoast e setta “yes” in Media & Attachments e salva le modifiche.

    yoast v7 seo bug attachments

  2. Il traffico e il ranking negli ultimi mesi hanno subito un calo significativo
    Il team di yoast si scusa per l’inconveniente e raccomanda di settare il check box che trovi in Media & Accachments da “no” a “yes” e mette a disposizione un “purge plugin”. Leggi con attenzione le note degli autori prima di usarlo!

  3. Non sono sicuro…
    Se non riesci a capire se il sito è interessato o meno non fare nulla! Controlla solo se il tuo checkbox nella sezione media è su “yes”.

 

Puoi consultare il post originale sul sito di Yoast altre info sono disponibili su SEJ: search engine journal. Se vuoi invece maggiori dettagli sulle differenze tra i collegamenti di wordpress e come utilizzarli potresti trovare interessante questo post.

Un ultimo consiglio: ricordati di mantenere sempre aggiornata la versione del plug-in! Hai bisogno di un consulente seo per il tuo sito in wordpress? Dai un’occhiata ai miei servizi seo

 

Cos’è la “Pomodoro Technique”?

tecnica del pomodoro

La cosidetta “Tecnica Pomodoro” è un sistema di gestione del tempo inventato da Francesco Cirillo alla fine degli anni 80′. Il nome deriva dal timer a forma di pomodoro usato dall’ideatore durante gli studi universitari.

tecnica del pomodoro
Permette di separare il lavoro in intervalli (solitamente di 25 minuti) e gestire nello stesso momento task di progetto e le necessarie pause a cui spesso non si da importanza. Questo è molto utile per la quotidianità di noi freelance, in particolar modo lavorando da remoto, in cui spesso il lavoro può diventare ingestibile e fonte di preoccupazione.
 

Cosa mi serve?

Non serve nulla oltre ad un timer e la dedizione. La tecnica, dopo un po’, ci permetterà di lavorare in maniera corretta garantendo riposo e movimento, assieme ad una migliore gestione del tempo da dedicare ai task, senza distrazioni o indecisioni. La procedura è molto semplice e si ripete, diventando dopo poco tempo una utile abitudine:

  1. Decidere i task da eseguire
  2. Impostare il timer (lo standard è 25 minuti)
  3. Lavorare ai task (SENZA DISTRAZIONI) fino allo scadere del tempo (allarme sonoro)
  4. Fare una pausa di 5 minuti (se entro i 4 pomodoro) oppure di 15 – 30 minuti al 5° break
  5. Ripetere dal punto 2 fino al completamento dei task

ciclo break work tecnica pomodoro

Ogni freelance può modificare liberamente la durata del lavoro e delle pause, lo standard è 25 + 5 (con 15 o 30 minuti al 4° break) che garantisce ottime sessioni di lavoro da 2 o più ore. In altri casi comunque può servire maggior tempo di lavoro, facendo magari 50 + 10 (con 30 minuti al 4° break).
 

A cosa può servirmi?

Se usata correttamente, la pomodoro technique ci permette di lavorare meglio con le tempistiche, andando a togliere la sensazione di essere sempre contro il tempo. Ci impone anche di eliminare le distrazioni nei momenti di lavoro e goderci le pause, separando nettamente le due cose per avere un miglior bilanciamento del tempo quotidiano.

Parte importante è la comprensione dei task e del lavoro da fare durante il giorno. Ogni giorno viene decisa la priorità e la TO DO LIST su cui lavorare, lasciando alla procedura ripetuta della Pomodoro Technique tutta la gestione delle distrazioni (sms, call, email, facebook, social, news ecc), delle indecisioni (su cosa, come e quando fare) e delle necessarie pause. Questa tecnica può essere integrata in qualsiasi vostro attuale orario di lavoro perchè modifica solo il modo in cui il tempo è utilizzato e gestito, applicandosi perfettamente anche alla maggiore flessibilità e unicità dei lavoratori freelance (web designer, sviluppatori, scrittori, manager o altro).

Le pause obbligate, brevi e separate, garantiscono tempo alla mente di assimilare e focalizzarsi su quanto fatto e quanto da fare ancora, oltre a obbligarci ad alzarsi dalla sedia 🙂

Siete interessati a provare la Pomodoro Technique? Ci sono molti strumenti online, come anche app per smartphone. Per i più sbrigativi, io consiglio marinaratimer oppure tomato-timer.

Articolo scritto da Andrea Vigato

 

Ai confini dell’hosting: l’off-shore

oceano hosting off shore

Per ospitare contenuti online è necessario acquistare uno spazio hosting, fin qui nulla di nuovo. L’host potrebbe essere visto quindi come l’equivalente di un enorme “magazzino”. Accumula informazioni nel proprio server per poi renderle disponibili, ai suoi utilizzatori, tramite un URL (www.nome-sito-esempio.it).

Quando si effettua il pagamento dello spazio web per usufruire del servizio host, del nostro blog o sito web professionale, si sceglie anche il nome al dominio e il suffisso TLD – top level domain. Si, quella che volgarmente ho chiamato prima URL per i meno esperti.

Ma chi offre questi servizi?

Esistono molte società che offrono a pagamento o in modo gratuito uno spazio nei propri server per gli utenti che ne fanno richiesta. Quando i server che ci danno la possibilità di inserire le informazioni su internet sono dislocati, in modo strategico, in paesi al di fuori della comunità europea parliamo di Off-Shore

Perchè questa strategia?

Le normative in Europa sono chiare. Per le società, che erogano questi servizi, ci sono delle regole da rispettare; soprattutto quando si parla di cloud l’utente ha il diritto in ogni istante di sapere dove sono ospitati i propri dati e come sono trattati. Basta però spostarsi oltre oceano…L’offshore sta a significare che acquistiamo spazio da questi server – posti in varie parti del mondo – in cui la normativa per i diritti d’autore non viene rispettata del tutto o non ha la stessa valenza che viene attribuita all’interno della comunità europea.

Che differenze ci sono con gli hosting “tradizionali”?

Comprare un hosting offshore da la possibilità di caricare qualsiasi tipo di file! senza doversi preoccupare troppo. Vuoi un esempio? Immagino ricorderai Megavideo oppure i siti che offrono streaming di film appena usciti.
Quanto detto può risultare attraente ma davvero siamo disposti a lasciare i nostri dati oltre oceano senza alcuna sicurezza? Per una lista di hosting off-shore e appronfondimenti visita il sito

Disservizi hosting: come affrontarli?

disservizi hosting segnalazioni

In questi giorni alcuni servizi di hosting hanno avuto delle criticità probabilmente a causa dei numerosi attacchi di cui si è parlato nell’ultimo periodo. Diversi siti web sono rimasti per qualche ora irraggiungibili. L’obiettivo di questo articolo è prendere spunto da questa vicenda per far prendere coscienza del disservizio all’utente e capire come fronteggiarlo.

Cos’è un disservizio?

Prendiamo per un attimo come riferimento le app come telegram o whatsapp. Ti è mai capitato di avere problemi con i software di messaggistica istantanea? Utilizzando sempre un servizio/app ci accorgiamo che “qualcosa non va” rispetto al solito da diversi segnali: i nostri messaggi risultato non consegnati/non riusciamo a riceverne di nuovi, ci sono dei rallentamenti o addirittura la linea dell’app è assente… Qualcosa di simile accade anche quando spostiamo l’attenzione ai siti internet.

Prima di allarmarci però è bene prendere info da chi è a conoscenza della reale situazione: il nostro gestore dei servizi hosting. La modalità con cui ci si “attiva” per capire se i programmi di messaggistica istantanea non funzionano, ancora una volta, ci viene in aiuto.

Gli step che un normale utente compie in una situazione di disservizio di un’app non risultano poi cosi diversi da quelli che dovremmo effettuare perciò vediamoli:

  • capire se il problema è sul proprio smartphone/rete internet
  • cercare informazioni sui motori di ricerca: al fine di stabilire se il nostro si tratta di un caso isolato o se, come spesso avviene per i disservizi, è un problema comune ad altri utenti
  • aspettare qualche post sull’argomento ed i commenti di chi ha il tuo stesso problema su quell’app/hosting
  • correre ai ripari: installare altre applicazioni o utilizzare altre modalità di comunicazione.

Nel mio caso è bastato recarmi nel sito web del gestore che offre lo spazio hosting al portale andato off-line e una volta effettuato il login ho verificato lo stato della rete. Altri gestori invece preferiscono l’utilizzo di canali appositi come: blog o social come twitter; che per la sua natura è molto utilizzato in questi casi.

Il campanello d’allarme

Il sitoweb in questione risultava inattivo. La prima cosa che ho controllato è stato il rinnovo del servizio che risultava acquistato per tutto l’anno. La scritta di errore che appariva provando ad accedere al sito, a fine URL, era la seguente:

cgi-sys/suspendedpage.cgi

Mentre nel corpo della pagina era presente un ulteriore scritta di alert account sospeso.
Ovviamente anche l’accesso a ftp e webmail erano offline. Il servizio si è ripristinato nel giro di un’ora; per chiarezza ho aperto un ticket per avere ulteriori delucidazioni. Nei giorni successivi ho riscontrato nel collegamento allo stesso sito una schermata nera, che anche qui per fortuna nel giro di 20min è sparita. Il sito e tutti i servizi collegati sono nuovamente funzionanti.

Come gestire una situazione critica se sei un’azienda

Twitter è un’ottimo canale da utilizzare quando ogni altro nostro servizio è offline. Molti credono che sia uno svantaggio comunicare una propria debolezza. Perché mettere tutti al corrente di un eventuale stato critico? Assumersi la responsabilità di dire chiaramente come stanno le cose e promettere il ripristino dei servizi – come nel caso del gestore hosting in esame – è per quanto mi riguarda, sintomo di serietà. Molte grandi aziende di software e hardware adottano infatti questo comportamento attraverso media come twitter.

Quindi se ti accorgi che il tuo sitoweb non si apre più o la mail, ad esso associata, non funziona di punto in bianco, hai strani errori nella home page ecc per prima cosa parlane a chi cura per te tali servizi. Se sei una azienda avrai sicuramente:

  • un’agenzia o un freelance di riferimento loro in caso potranno se ritengono opportuno segnarlo al servizio di hosting; aprendo un ticket.
  • se non è così controlla i canali del gestore del tuo spazio – ed eventualmente i FAQ – e vedi che non ci sia un intervento di manutenzione o un disservizio segnalato in tale giorno.

Servizi di Cloud Hosting: cosa tenere in considerazione?

La SLA o in italiano Accordo sul Livello del Servizio negli hosting cloud ha una certa rilevanza. Un parametro da considerare è inoltre l’uptime 99.99% è una buona garanzia.

Trucchi per le ricerche su google

ricerche avanzate con operatori di ricerca

Cercare qualcosa su internet è relativamente semplice, ma in realtà quante ricerche occorrono davvero per trovare il risultato desiderato? Se ti capita spesso di non trovare subito ciò che cerchi o vuoi sapere qualche “trucco risparmia tempo” questo breve articolo è scritto per te!

Cos’è il search intent?

Quando apriamo un motore di ricerca (Search Engine) ed inseriamo le “parole chiave” che crediamo rispecchino al meglio ciò che desideriamo trovare, si parla di “search intent”. Google e Bing non fanno altro che cercare di tradurre il nostro intento di ricerca in risultati appetibili!

Nel completare la ricerca – fase di search – le parole dell’utente verranno tradotte e rapportate alle categorie di ricerca a cui il SE ha associato tutti i siti presenti sul web. Il risultato sarà un elenco consultabile di siti web attinenti il più possibile al search intent.
Facciamo un esempio:
apple-trucchi-ricerche-google

Apple, che è una parola “generica”, viene individuata come appartenente a più categorie, quindi non possiamo aspettarci un risultato specifico.
Se scrivessimo invece: Apple Iphone 7

i risultati sarebbero molto più specifici e riusciremmo a raggiungere le informazioni che cerchiamo perchè le parole chiave utilizzate sono più dettagliate.

Aeroporti internazionali e motori di ricerca?

Una volta avviata la ricerca, restiamo per poco tempo all’interno del Search Engine (motore di ricerca) prima di spostarci nelle pagine dei risultati che ci fornirà. E’ per questo che possiamo paragonare la pagina iniziale di ricerca dei motori agli enormi aeroporti internazionali; modello hub&spoke. L’Hub è un perno di congiunzione con tutto il resto del mondo o, nel nostro caso, con un enorme elenco di siti web consultabili sui quali atterrare.
Concentriamoci ora sui risultati della SERP: la pagina dove comunemente vediamo i siti elencati da Google o Bing dopo aver dato il via alla ricerca.

Vogliamo risparmiare tempo

Per far capire al motore di ricerca qual è il risultato che ci occorre, possiamo utilizzare dei “trucchi” per non perdere troppo tempo tra i risultati mostrati. Ecco alcuni “operatori di ricerca avanzata” (attenzione a non aggiungere spazi dopo i due punti).

intitle:parola chiave

Consente di cercare all’interno della SERP i titoli che hanno le parole chiave inserite subito dopo i due punti.
 

parola chiave site:www.sitoweb.it

In questo modo andremo a capire se nel sito web inserito dopo i due punti sono presenti pagine che rispondono alle parole chiave che abbiamo indicato.
 

sito:.it

Scremiamo i vari siti web ottenendo solo quelli che si presentano con .it (in questo caso).
 

parola da cercare -risultato indesiderato

Il segno meno, prima di una parola di ricerca, esclude quella parola dai risultati.
 

parola chiave filetype:estensione_file

Indicare un’estensione specifica indirizza direttamente verso i siti che contengono quella tipologia di file.
 

related:url

Viene utilizzato per trovare siti simili ad altri siti.
 

da valore a valore

Esegue conversioni tra unità di misura, valute, metodi di colore ecc.
 

prezzo minimo..prezzo massimo

L’operatore con i due punti “..” permette di trovare i risultati filtrandoli per intervallo di prezzo indicato.
 

cinema/voli/meteo parola chiave

In questo caso capita spesso che la “parola chiave” va sostituita con il nome di una città.
  

Approfondimenti:
Google mette a disposizione delle pagine di ricerca avanzata e info su come cercare sul motore di ricerca. Per quanto riguarda invece le features questo articolo riprende quanto detto precedentemente 😉